Siamo poco oltre Ferragosto e la stagione calcistica è più che avviata.
Si contano più preliminari che nei film di Gabriel Pontello (che non è l'ex presidente della Fiorentina) e sono alle porte due finali che porteranno attenzione mediatica, trofei ufficiali e vagonate di milioni di euro nelle casse di chi alzerà i trofei.
E siamo poco oltre Ferragosto.
A me sta bene, per carità. Sono d'accordo con la Sandrelli per la quale il calcio non è mai sufficiente (che si riferisca all'elemento chimico dal numero atomico venti?!) ma mi rendo conto non sia per tutti 'sta gran festa. lMia moglie, ad esempio, la Sandrelli non la sopporta mica tanto. L'anno scorso poi ha fatto filotto: tutto il Campionato, tutta la Coppa Italia, tutta la Champions League. Una botta di culo che nemmeno al Superenalotto! Se poi ci si aggiunge come numero jolly il Mondiale, il quadro è completo.
Una volta tanto sarò obiettivo.
Ripenso a quando ad agosto non c'era altro che il primo turno di Coppa Italia, trasmesso in sintesi ad orari improponibili nelle notti estive per pochi insonni. Ripenso al fremere nell'attesa di sapere il risultato di Spezia - Inter (visto che si giocava in trasferta il pari andava benone) o di Milan - Varese (che peraltro non era una primizia di coppa), alle Gazzette del giorno dopo nelle quali ci si tuffava come in preda ad un'astinenza troppo lunga.
Penso alla mia maglietta da trentacinquemila lire 100% acrilico, maniche lunghe, usata anche sotto il sole dei mesi più caldi. Era la maglietta ufficiale, e come me pure i miei beniamini bestemmiavano verso il termometro. Altro che microclima o dry fit.
Sarà che l'età era diversa, sarà che nella memoria tutto si scontorna rendendo poetico il ricordo, però a me quel calcio manca.
Fermo restando che se mi trasmettono Entella - Pro Cisterna, su Rai Sport sono in prima fila. Con o senza patatine e birra
di Stefano Barbetta
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