lunedì 27 aprile 2009

Un giocattolo per le bambine inutili


Cito dal “Corriere della Sera” di oggi la seguente notizia:


PESHAWAR (PAKISTAN) - Uscendo da scuola hanno trovato un giocattolo, sembrava un pallone, l'hanno portato a casa, hanno cominciato a giocare. L'esplosione, violentissima, ha fatto strage. Dodici bambini, sette maschi e cinque femminucce tra i 5 e i 13 anni, sono morti dilaniati. Quattro adulti, tra cui una donna, sono rimasti feriti in modo grave.

LA DINAMICA - La tragedia è avvenuta sabato in un remoto villaggio del Pakistan nord-occidentale, Luqman Banda, in una zona montagnosa di difficile accesso, nella valle dello Swat. «Sette bambini appartenevano alla stessa famiglia - ha detto Said Zaman, funzionario di polizia del distretto di Low Dir, che ha raggiunto il luogo dove è avvenuta la strage -. Tra le dodici piccole vittime, cinque erano bambine». Il poliziotto ha spiegato che l'ordigno sembrava un pallone e i bambini l'avevano trovato vicino alla loro scuola, sembra una scuola elementare femminile, mentre stavano tornando a casa: «Quando hanno cominciato a giocare, è esploso».

LA SHARIA - Secondo Zaman, non è chiaro se si sia trattato di un «atto di terrorismo deliberato» o di un incidente. Nella zona è infatti in vigore la Sharia, la legge islamica, imposta dai talebani in seguito ad un accordo con il governo di Islamabad. Scuole femminili sono già state oggetto di attacchi, in quanto gli integralisti ritengono che l'educazione delle donne sia contraria all'Islam.


Edward Cowart, il giudice che condannò a morte Ted Bundy, lamentò proprio in particolare il fatto di aver riscontrato nel serial killer che gli stava davanti la totale mancanza di umanità, quell’umanità che magari avrebbe fatto di Bundy un celebre avvocato pronto a giocarsela davanti allo stesso giudice: e questo è forse anche più spaventoso di un mucchio di cadaveri.

È per questo che mi riesce davvero difficile commentare una notizia di questo genere: mi lascia annichilito, devastato perché constato la totale assenza di qualsivoglia traccia di umanità nei responsabili. Ecco, forse ciò che mi colpisce maggiormente non è il fatto in sé, quanto la constatazione di quanto in basso possa scendere l’uomo nella scala degli esseri viventi.

Questi trogloditi, nel nome di un Allah da essi debitamente reinterpretato a proprio uso e beneficio, non paghi di umiliare e ridurre in schiavitù le donne che, per essi, non hanno nessun diritto umano, uccidono e massacrano con l’inganno un gruppo di bambini mettendo un giocattolo esplosivo davanti ad una scuola femminile, perché la “legge di Dio” non ammette che le donne possano avere un’istruzione al di fuori delle mura domestiche.

Ali Khamenei, il supremo leader religioso iraniano, sostiene che le donne del suo paese non hanno diritto ad un’attività politica e sociale, in quanto il loro unico scopo nella vita deve essere quello di rimanere a casa, di mettere al mondo i bambini, allattarli, crescerli ed educarli (Wikipedia); e, alla luce di quello che affermano i Talebani sul tema, dobbiamo ritenere che la visione di Khamenei sia in un certo qual modo illuminata.

L’idea dei Talebani va oltre: prevede infatti la proibizione del lavoro femminile e l'esclusione delle ragazze da qualsiasi forma di istruzione. Alle donne viene negato il trattamento ospedaliero per impedire il loro contatto con medici e personale ospedaliero di sesso maschile; meglio essere prudenti, hai visto mai che qualche medico voglia concupire una paziente.

Ma non è tutto, evidentemente. Il lassismo pericoloso che, evidentemente, sta invadendo anche il mondo islamico, induce i fedeli affidabili ed ortodossi a vendicare l’onta.

Voi mandate a scuola le vostre figlie? Noi le facciamo saltare per aria. Se per una malaugurata ipotesi dovessero sopravvivere, comunque non potranno più tenere in mano una penna. È già qualcosa, no?


Di tutti gli orrori che l’uomo può inventare, quello dei giocattoli esplosivi è il peggiore: prima di tutto perché l’oggetto di questa turpitudine è un bambino innocente, in secondo luogo – e questo è un particolare che rende il tutto ancora più disgustoso – perché la violenza viene fatta con l’inganno. Un bambino, per lo più povero e in un paese in guerra, si imbatte in un giocattolo, forse il primo che vede nella sua vita, e questo gli esplode fra le mani, uccidendolo o mutilandolo.

Perché?

Perché un bambino ucciso o mutilato oggi, domani non potrà imbracciare il fucile?

Perché si eliminano un po’ di esseri inutili per la società, come giustappunto le future donne?

Perché si demoralizzano gli avversari?

Oppure perché lo chiede Allah, che al coraggioso autore dell’audace gesto regalerà dopo la morte (speriamo molto presto) il solito esercito di vergini?

Comunque la si rigiri, io non riesco a trovare una ragione plausibile per tutto il male fatto in questa maniera, che abbassa l’autore dell’atto ben al di sotto dell’ultimo gradino di un’ipotetica scala di esseri viventi.

È uno di quei pochi casi in cui la pena dovrebbe perdere le sue caratteristiche di mezzo di recupero sociale, per assumere i soli connotati di vendetta

venerdì 24 aprile 2009

Razzismo?


Il mondo del calcio nei giorni scorsi è stato piuttosto scosso per gli insulti razzisti a Mario Balotelli, campioncino in erba di origini ghanesi dell’Inter, di bravura ancora da verificare, ma di supponenza, arroganza e maleducazione abissali, queste ultime, invece, abbondantemente confermate.

Naturalmente, come spesso succede in questi casi, il vero signore e padrone attuale della Federcalcio, e cioè Massimo Moratti, noto per il sapiente utilizzo dell’atteggiamento larmoyant (quello che a Milano si suole definire un “piangina”) si è talmente stracciato le vesti per tutelare l’arroganza del suo bamboccio da generare non solo la meritata squalifica del Delle Alpi per una partita, ma anche una levata di scudi quasi unanime contro i razzisti trogloditi che hanno ferito la sensibilità del piccolo fantolino indifeso.

Qualche parere:

Mourinho lo elogia: "Lo voglio così, questa è personalità": ma sappiamo come (s)ragiona Mourinho, per cui non dovremmo meravigliarci.
Moratti lo difende: "Un certo tipo di comportamenti fa parte del suo carattere". Naturalmente, è sempre lo stesso Moratti che si è coccolato Recoba per anni, imponendolo ad allenatori che non sapevano cosa farsene di un ragazzino viziato, categoria che al Presidente dell'Inter nonché padrone de facto della Federcalcio sembra piacere oltremodo.

Totti - uno che, diversamente da Balotelli - ha già dimostrato abbondantemente il proprio valore, invece dice: " Se io a diciannove anni avessi avuto lo stesso atteggiamento di Balotelli, i miei compagni di squadra di allora, Cervone e Giannini, mi avrebbero preso a calci. Mazzone mi avrebbe dato due schiaffi e a casa avrei preso il resto dai miei genitori. Probabilmente oggi è un altro calcio, e c'è un'altra maniera di educare i giovani"

Intendiamoci: credo che i tifosi juventini se la siano meritata. Se sono tanto stupidi da insultare in questo modo così cretino un Balotelli, meritano di stare fuori dallo stadio non per una giornata, ma per tutto il campionato. Anche perché – diciamocelo sottovoce – il ragazzotto, oltre che un arrogante, è un provocatore professionista. Il GR2 dell'altro giorno ha fatto una stima dell’ammontare delle multe che hanno dovuto pagare – per le intemperanze delle tifoserie – le società sportive che hanno affrontato l’Inter, e sempre perché qualche allocco ha risposto alle provocazioni del moccioso.

Direte: ma anche Materazzi è un provocatore. Sì, e infatti tutti abboccano regolarmente come citrulli (vedi Zidane nella finale mondiale), ma lo fanno seguendo canali socialmente più accettabili: e, da questo punto di vista, dare a Materazzi una testata può essere visto dall’opinione pubblica come un gesto di “grandeur” anche se fa perdere la partita alla propria squadra; mentre insultare il colore della pelle di Balotelli è veramente una coglionata.

Direte: ma nessuno ha rivolto gli stessi insulti né a Muntari né a Vieira.E qui sta il punto.

Un mio vecchio amico della compagnia di Cremeno (ah, i bei tempi della gioventù!...) faceva l’arbitro nelle categorie minori; rideva degli insulti che riceveva dagli spalti affermando che se non ti senti pronto a sentirti dare dell’ “Arbitro figlio di puttana” almeno 15 volte a partita, è meglio se la domenica ti dedichi a tutt’altro.

Mario Balotelli probabilmente fra qualche anno sarà uno fra i più grandi campioni di tutti i tempi. Ne dubito, perché – come diceva De Gregori – servono tante cose per fare un campione e, per il momento, l’arrogante ragazzino le virtù, quelle poche, ce le ha solo nei piedi ove, tra l'altro, sembra che risieda il suo cervello; ma facciamo pure conto che lo diventi. Si dovrà rassegnare a farsi insultare dalla parte più becera della popolazione dello stadio, che punterà spesso e volentieri a colpirlo nella parte più esteriore di sé e cioè, inevitabilmente, il colore della pelle; e molti di costoro lo faranno solo per la rabbia e l'invidia di vederlo militare nella squadra avversaria.

È tuttavia possibile che il quantitativo di insulti scenda al minimo sindacale se, come Vieira o Muntari, dovesse scegliere di abbandonare gli atteggiamenti arroganti ed odiosi che, al momento, sembrano caratterizzarlo meglio delle virtù pedatorie

lunedì 20 aprile 2009

Io non ce l'ho con te; ce l'ho con te c'ha mannato


Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, con la classe e il savoir faire che lo contraddistinguono, ha nobilitato - per così dire - la conferenza delle Nazioni Unite in corso a Ginevra.
Qualche estratto dell'Ahmadinejad-pensiero, esteso anche ad altre esternazioni recenti, giusto per spiegare di cosa parliamo:
"La parola sionismo personifica il razzismo che falsamente fa ricorso alla religione e insulta i sentimenti religiosi per nascondere il suo volto d'odio";
"L'Olocausto è veramente esistito?";
"Israele dovrebbe essere cancellato dalle cartine geografiche";
"Israele ha occupato la terra palestinese, col pretesto della sofferenza ebraica".

Ora, non vorrei essere frainteso.
Io non ce l'ho particolarmente con Ahmadinejad: in fondo, lo conosciamo tutti. Passa per essere un uomo di estrema intelligenza, ma intanto è quello che sta perseguendo un piano di riarmo nucleare per uno Stato che non è precisamente un modello di tranquillità e che si è prefissato - come obbiettivo primario - la distruzione di Israele.
Lungi da me l'idea di risolvere su un blog il conflitto arabo-israeliano, per il quale non ho soluzioni esattamente come chiunque altro al mondo, ivi compresi gli attori di questo dramma atavico.
Ho invece ben chiara nella mia testa l'idea che le tesi negazioniste che Ahmadinejad pone alla base della sua personalissima visione di una Soluzione Finale della questione israelo-palestinese non possano trovare accoglienza in una conferenza delle Nazioni Unite. Questo è inaccettabile - lo dico e lo sottolineo con forza - e bene avrebbero fatto gli organizzatori a pensarci con attenzione prima di dare un microfono acceso a questo incivile.
Ho apprezzato il fatto che i delegati di alcune Nazioni civili abbiano alzato i tacchi e se ne siano andati silenziosamente durante il suo discorso delirante; ho apprezzato ancora di più che USA e Italia non abbiano mandato rappresentanti, per non avallare con la loro presenza una farsa indecorosa.
Ma trovo semplicemente folle che le Nazioni Unite diano accoglienza a questo patetico replicante dei grandi criminali del secolo scorso, permettendogli di esporre le sue folli teorie che oggi sono solo propaganda e domani potrebbero essere messe alla base della rampa di lancio di qualche missile a lunga gittata.
Come diceva il mai sufficientemente rimpianto Albertone nazionale: "Io non ce l'ho con te; ce l'ho con chi te c'ha mannato"

mercoledì 15 aprile 2009

Svizzera


Fresco reduce da Zurigo, ove mi sono recato con la famiglia per festeggiare i 15 anni di matrimonio (e non solo, ma ne parlerò più diffusamente sul mio sito operistico www.operadisc.com, cui rimando gli eventuali interessati), mi viene spontaneo fare qualche considerazione che potrà sembrare facile e scontata, ma che non lo è affatto ed è anzi dolorosa.
Zurigo è una città bella, ma non più (anzi, molto meno) di tante altre città italiane per le quali andiamo giustamente famosi, come Roma, Firenze o Venezia.
Ci sono alcuni bei monumenti e musei, come il Museo Nazionale Svizzero, o quello di Arte Orientale nella Villa Wesendock, o chiese splendide come la Grossmunster - centro di riferimento per la Riforma svizzera di Zwingli - o la Fraumunster, con le vetrate di Marc Chagall.
L'orologio della Peterkirche, con i suoi 8.7 metri di diametro, è il più grande d'Europa e la campana maggiore, accordata in la bemolle, pesa oltre 6 tonnellate. Sono dati interessanti, ma mi rendo conto che potrebbero arricchire il capitolo "E chi se ne frega" della vita di chiunque non faccia il campanaro.
C'è anche una stazione ferroviaria di una bellezza da cartolina; oddìo, i cazzoni ci sono anche lì come in qualunque stazione del mondo, ma sei portato a credere che tutto scompaia di fronte alla realtà inconfutabile che in Svizzera i treni partono sempre in orario.
Questi vanti locali, tenuti dagli svizzeri in perfetto ordine, semplicemente scompaiono di fronte ad una qualunque Galleria degli Uffizi, o ad una Chiesa dei Frari di Venezia, motivo per cui non ci sarebbe teoricamente nessuna ragione di ammirarne la bellezza; cosa che, peraltro, valeva anche per me, tanto pda essere un portato collaterale rispetto all'evento mediatico teatrale che mi ha portato ad organizzare proprio lì il mio anniversario, e di cui parlerò nei prossimi giorni sul mio sito.

Adesso, dopo avervi detto cosa si può trovare a Zurigo, vi dirò cosa non ci si trova:
- merde di cani sui marciapiedi: ci sono ad ogni angolo splendidi contenitori di sacchetti rossi che servono a tal uopo, e che nessuno strappa e svelle dal suolo, così tanto per fare, come era accaduto a quelli improvvidamente posizionati dall'amministrazione comunale di Varazze (Sv). Parimenti, in Svizzera non si troveranno:
- lattine, bottiglie e altri oggetti che la cittadinanza italiana ritiene sia dovere dell'amministrazione comunale rimuovere. Manca, insomma, la filosofia del "lo deve fare qualcun altro". Ho visto sul battello del Lago dei Quattro Cantoni (da Lucerna a Vitznau) due ragazzi che hanno mangiato una mela e riposto il torsolo in un sacchetto, anziché buttare l'uno e l'altro nel lago, come sarebbe putacaso successo durante una navigazione sul Garda
- vigili che controllano automobilisti che oltrepassano i segnali di stop a velocità supersonica. Vi affacciate sulle strisce? L'automobilista si ferma. Entrate in una rotatoria? Chi è sullo stop alla vostra destra aspetta che voi siate passati senza uscire alla b.d. cercando clamorosamente di fottervi. Sembrerebbe che in Svizzera esista una civiltà e una cultura del rispetto sulla strada, a noi totalmente estranea. Ad ogni buon conto, oggi, appena varcato il confine di Brogeda, i miei compatrioti mi hanno fatto tornare subito alla realtà: sono stato sorpassato a destra da un camionista che guidava con i gomiti mentre con la sinistra reggeva il cellulare e con la destra, probabilmente, si stava masturbando
- purtroppo non ci si trovano nemmeno i bidet (come in quasi tutta l'Europa che non è l'Italia) né un caffè decente (veggasi sopra). A tavola è difficile trovare una verdura che non sia l'onnipresente patata, fritta o sotto forma degli indigeribili roesti, mentre in compenso sovrabbonda il maiale, in guisa do salsiccia o wurstel, il che - se ci pensate - è piuttosto strano in un Paese in cui sovrabbondano le vacche (e hony soit qui mal y pense)

Orson Welles ne "Il terzo uomo" diceva: " In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassini e massacri; in compenso hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto cinquecento anni di amore fraterno, pace e democrazia e cos'hanno prodotto? L'orologio a cucù".
E' una delle citazioni che noi italiani amiamo maggiormente, ma credo sia solo invidia

venerdì 10 aprile 2009

Dio è morto

Rimango terribilmente scosso nel vedere una piccola bara bianca sopra una più grande, color mogano: è il simbolo dell'ultima unione fra madre e figlio, due vite spazzate via in un abbraccio pazzo e disperato dal terremoto abruzzese.
Mi scuote ancora di più - se possibile - la composta e ferma sofferenza di chi è rimasto: quello che mi sembra un papà gira fra le bare appoggiate per terra, spingendo una carrozzina con un bimbo dentro; la vita, nonostante tutto, sembra volersi affermare anche in questo Venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa ricorda la Passione di Gesù. Dio è morto, oggi.
Ma la notizia che forse mi colpisce più di ogni altra è quella di un'altra morte, una morte silenzionsa che ha fatto fatica a risuonare nella nostra immaginazione già sufficientemente colpita dalle macerie abruzzesi: quella del Capo Squadra Esperto Marco Cavagna, Vigile del Fuoco di 50 anni, morto di infarto sul teatro del terremoto mentre cercava di salvare qualche vittima. Oggi sono stati celebrati i suoi funerali a Treviolo, vicino a Bergamo. Le persone silenziose, con volti che sembravano scavati nella roccia, non sembravano porsi la domanda che a me invece sorgeva spontanea, e cioè che logica ci possa essere in un evento del genere: morire per un gesto di solidarietà. Non è la prima volta che ce lo sentiamo raccontare, ma oggi ci - e mi - colpisce maggiormente, forse a causa di quella piccola bara bianca del bambino sopra quella mogano della sua mamma.
Mi colpisce, perché per le vie imperscrutabili della fede puoi arrivare ad accettare anche un terremoto che uccide una mamma e il suo bambino; ma non la morte del Capo Squadra Esperto Marco Cavagna mentre, tanto per dire, e per fare il primo esempio che mi viene in mente, nel lontano Brasile c'è un'emerita testa di cazzo che si rifugia dietro le gonne di qualche legislatore che gli permette di sputare contro questo paese di merda che gli ha dato i natali.

E' Venerdì Santo: Dio è morto, oggi

mercoledì 8 aprile 2009

E' salva, nonna, è contenta?


Striscia la notizia è una trasmissione utile. Oggi per esempio si segnala per due servizi molto interessanti.
Nel primo, la garrula presentatrice (mi rifiuto di definirla giornalista) del TG1 sciorina una serie di dati Auditel relativi alle trasmissioni sul terremoto, dimostrando a tutto il pubblico che la RAI ha vinto le sfide con Mediaset sulle cronache della disgrazia: neanche stesse paragonando l'Isola dei Famosi con il Grande Fratello.
Nel secondo, definito da Ficarra & Picone "Il Premio Pulitzer dell'anno", un altro geniale personaggio si accosta ad una nonnina rintronata appena estratta da tonnellate di macerie e, con un tempismo degno di milgior causa, battendo sprobabilmente ul campo il collega di una testata concorrente, le piazza il telefono sotto al naso, le picchia un'allegra manata sulla spalla e tutto gioviale le fa: "Contenta, nonna? Ce l'ha fatta!"

Ora, vorrei aggiungere un commento ma, per quanto mi sforzi, non ci riesco.
Una cosa, però, la voglio fare: ringrazio i giornalisti italiani. Uno come me, perennemente in cerca del peggio che un essere umano riesce a dare in situazioni estreme, con questa categoria professionale non torna mai a mani vuote (celeberrime le frasi tipo: "Se la sente di perdonare gli assassini di suo figlio?")

sabato 4 aprile 2009

Uomini e donne


Tranquilli, per una volta non voglio parlare di Maria De Filippi.
Da qualche tempo ho scoperto con gioia di avere la sorella che mancava nella mia vita: è Chiara, con cui mi dilettavo ieri in sala operatoria. Per chi non la conoscesse, è una persona piacevole di amena conversazione.
Chiacchierando del più e del meno - con il valido contributo di Marina al tavolo ferri - la mia sorellina, dopo aver manifestato l'idea di capirsi meglio con le donne, si chiedeva cosa mai cerchino gli uomini in una donna.
Le ho dato la risposta più prevedibile - la stessa che in fondo si aspettava anche lei (Chiara ha un'intelligenza fuori dal comune) - che è anche quella stampata su una simpaticissima t-shirt che avevo comperato qualche anno fa:

Come far felice un uomo?
  1. dargliela
  2. non rompere i coglioni
La mia risposta non l'ha soddisfatta più che tanto, ma se ne farà una ragione perché è intelligente e perché sa che, dopotutto, ho ragione io. Non arriverò a giustificare l'ascoltatrice di Melog su Radio24 che, ad un esterrefatto Gianluca Nicoletti, sosteneva come trent'anni fa che gli uomini pensano solo al sesso e le donne solo al sentimento; solite robe femministe, certo, ma qualcosa di vero c'è.
Ma ora basta con i luoghi comuni! In fin dei conti, uomini e donne sono uguali se consideriamo che nell'immortale "Amici miei" - vero punto di riferimento per quelli della mia generazione - l'architetto Rambaldo Melandri, magistralmente interpretato da Gastone Moschin, felice di stare con gli amici di tutta la vita, auspicava un mondo sentimentale senza le complicazioni generate dal gentil sesso, esprimendo delicatamente il pensiero con parole sue ("Ma non si potrebbe essere tutti quanti finocchi?")

giovedì 2 aprile 2009

Mentre salivo su un bus


Dopo tanto tempo che non prendevo più un mezzo pubblico, l'altro giorno sono stato costretto a prenderne uno - nella fattispecie un autobus - e così ho potuto osservare un po' di quell'umanità che mi colpisce sempre quando riesco a fotografarla al suo peggio.
Mentre aspettavo l'autobus, che peraltro era rigorosamente in ritardo, mi sono guardato un po' in giro, ammirando qualcuno di quei ragazzi che, per l'abbigliamento e i modi, si davano a conoscere per individui della specie dei tamarri, o zarri (parafrasando il buon vecchio Manzoni), come li chiamavamo ai miei tempi. Jeans a vita talmente bassa da permettere ai giovanotti di camminare sui loro stessi testicoli; piercing da tutte le parti; Marlboro perennemente in bocca; e, ovviamente, salivazione ininterrotta.
Quest'ultimo aspetto è particolarmente interessante: sembrerebbe infatti che i giovani di oggi, sin dalle scuole dell'obbligo, soffrano di atresia esofagea, una malattia molto grave congenita che ostruisce l'esofago e impedisce l'ingestione. Solo così, infatti, si spiega la salivazione esuberante che induce i giovani, quasi esclusivamente di sesso maschile, a produrre sputi salivosi in ragione di 1 ogni 5 secondi, in sostanza ben più di un lama o di un cobra sputatore, o addirittura a lasciar colare la saliva dalla bocca aperta direttamente sul marciapiede. Tale infatti era l'atteggiamento salivatorio del giovane che ha catturato la mia attenzione sino quasi ad ipnotizzarmi, con il ritmo quasi metronomico che aveva dato alla sua attività che gli aveva permesso di creare una piccola pozza viscida ai suoi piedi.
Non so che messaggio volesse lanciare alla comunità umana intorno a lui.
Marcare il territorio? Forse avrebbe potuto farlo con la propria urina, come facevano gli uomini di sesso maschile davanti allo Strip-Tease di fronte alla casa di via Padova ove abitavo, allorquando uscivano le protagoniste dello spettacolo, quale manifestazione testosteronica ancestrale.
Mandare segnali sessuali a due o tre pulzelle poco oltre? Si sa che il maggior problema della nostra epoca è l'incomunicabilità - Paolo Giordano ci ha fatto un libro, "La solitudine dei numeri primi", recensito da questo blog - per cui il ragazzo, che sfruttava il cellulare come un iPod, nell'evidente impossibilità di fare due cose contemporaneamente, ha preferito segnalare la propria disponibilità all'accoppiamento mediante la salivazione.
Devo dire che delle due ipotesi mi sembra più pertinente la prima, perché tutti stavano ben lontani da lui - forse anche per l'odore un po' selvatico che promanava dai suoi piedi - mentre le piccole donne per contro hanno continuato a farsi trionfalmente i cazzi loro, senza degnare di uno sguardo il potenziale stallone.

Questo, se vogliamo, era un caso un po' limite, ma sono veramente colpito dal numero di sputi che riesce a produrre un giovane medio nell'arco di un minuto. Sospetto che ci sia sotto anche un esercizio non indifferente, ma non ne sono certo per cui non vorrei esagerare.
La notizia che, come chirurgo, posso dare a questi giovani, è addirittura trionfale: se i vostri genitori non vi hanno curato l'atresia esofagea quando eravate piccoli, sappiate che non è troppo tardi e si può risolvere ancora con un intervento chirurgico che, seppure impegnativo, può dare discrete soddisfazioni! Attendo prenotazioni