venerdì 10 aprile 2009

Dio è morto

Rimango terribilmente scosso nel vedere una piccola bara bianca sopra una più grande, color mogano: è il simbolo dell'ultima unione fra madre e figlio, due vite spazzate via in un abbraccio pazzo e disperato dal terremoto abruzzese.
Mi scuote ancora di più - se possibile - la composta e ferma sofferenza di chi è rimasto: quello che mi sembra un papà gira fra le bare appoggiate per terra, spingendo una carrozzina con un bimbo dentro; la vita, nonostante tutto, sembra volersi affermare anche in questo Venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa ricorda la Passione di Gesù. Dio è morto, oggi.
Ma la notizia che forse mi colpisce più di ogni altra è quella di un'altra morte, una morte silenzionsa che ha fatto fatica a risuonare nella nostra immaginazione già sufficientemente colpita dalle macerie abruzzesi: quella del Capo Squadra Esperto Marco Cavagna, Vigile del Fuoco di 50 anni, morto di infarto sul teatro del terremoto mentre cercava di salvare qualche vittima. Oggi sono stati celebrati i suoi funerali a Treviolo, vicino a Bergamo. Le persone silenziose, con volti che sembravano scavati nella roccia, non sembravano porsi la domanda che a me invece sorgeva spontanea, e cioè che logica ci possa essere in un evento del genere: morire per un gesto di solidarietà. Non è la prima volta che ce lo sentiamo raccontare, ma oggi ci - e mi - colpisce maggiormente, forse a causa di quella piccola bara bianca del bambino sopra quella mogano della sua mamma.
Mi colpisce, perché per le vie imperscrutabili della fede puoi arrivare ad accettare anche un terremoto che uccide una mamma e il suo bambino; ma non la morte del Capo Squadra Esperto Marco Cavagna mentre, tanto per dire, e per fare il primo esempio che mi viene in mente, nel lontano Brasile c'è un'emerita testa di cazzo che si rifugia dietro le gonne di qualche legislatore che gli permette di sputare contro questo paese di merda che gli ha dato i natali.

E' Venerdì Santo: Dio è morto, oggi

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