venerdì 24 aprile 2009

Razzismo?


Il mondo del calcio nei giorni scorsi è stato piuttosto scosso per gli insulti razzisti a Mario Balotelli, campioncino in erba di origini ghanesi dell’Inter, di bravura ancora da verificare, ma di supponenza, arroganza e maleducazione abissali, queste ultime, invece, abbondantemente confermate.

Naturalmente, come spesso succede in questi casi, il vero signore e padrone attuale della Federcalcio, e cioè Massimo Moratti, noto per il sapiente utilizzo dell’atteggiamento larmoyant (quello che a Milano si suole definire un “piangina”) si è talmente stracciato le vesti per tutelare l’arroganza del suo bamboccio da generare non solo la meritata squalifica del Delle Alpi per una partita, ma anche una levata di scudi quasi unanime contro i razzisti trogloditi che hanno ferito la sensibilità del piccolo fantolino indifeso.

Qualche parere:

Mourinho lo elogia: "Lo voglio così, questa è personalità": ma sappiamo come (s)ragiona Mourinho, per cui non dovremmo meravigliarci.
Moratti lo difende: "Un certo tipo di comportamenti fa parte del suo carattere". Naturalmente, è sempre lo stesso Moratti che si è coccolato Recoba per anni, imponendolo ad allenatori che non sapevano cosa farsene di un ragazzino viziato, categoria che al Presidente dell'Inter nonché padrone de facto della Federcalcio sembra piacere oltremodo.

Totti - uno che, diversamente da Balotelli - ha già dimostrato abbondantemente il proprio valore, invece dice: " Se io a diciannove anni avessi avuto lo stesso atteggiamento di Balotelli, i miei compagni di squadra di allora, Cervone e Giannini, mi avrebbero preso a calci. Mazzone mi avrebbe dato due schiaffi e a casa avrei preso il resto dai miei genitori. Probabilmente oggi è un altro calcio, e c'è un'altra maniera di educare i giovani"

Intendiamoci: credo che i tifosi juventini se la siano meritata. Se sono tanto stupidi da insultare in questo modo così cretino un Balotelli, meritano di stare fuori dallo stadio non per una giornata, ma per tutto il campionato. Anche perché – diciamocelo sottovoce – il ragazzotto, oltre che un arrogante, è un provocatore professionista. Il GR2 dell'altro giorno ha fatto una stima dell’ammontare delle multe che hanno dovuto pagare – per le intemperanze delle tifoserie – le società sportive che hanno affrontato l’Inter, e sempre perché qualche allocco ha risposto alle provocazioni del moccioso.

Direte: ma anche Materazzi è un provocatore. Sì, e infatti tutti abboccano regolarmente come citrulli (vedi Zidane nella finale mondiale), ma lo fanno seguendo canali socialmente più accettabili: e, da questo punto di vista, dare a Materazzi una testata può essere visto dall’opinione pubblica come un gesto di “grandeur” anche se fa perdere la partita alla propria squadra; mentre insultare il colore della pelle di Balotelli è veramente una coglionata.

Direte: ma nessuno ha rivolto gli stessi insulti né a Muntari né a Vieira.E qui sta il punto.

Un mio vecchio amico della compagnia di Cremeno (ah, i bei tempi della gioventù!...) faceva l’arbitro nelle categorie minori; rideva degli insulti che riceveva dagli spalti affermando che se non ti senti pronto a sentirti dare dell’ “Arbitro figlio di puttana” almeno 15 volte a partita, è meglio se la domenica ti dedichi a tutt’altro.

Mario Balotelli probabilmente fra qualche anno sarà uno fra i più grandi campioni di tutti i tempi. Ne dubito, perché – come diceva De Gregori – servono tante cose per fare un campione e, per il momento, l’arrogante ragazzino le virtù, quelle poche, ce le ha solo nei piedi ove, tra l'altro, sembra che risieda il suo cervello; ma facciamo pure conto che lo diventi. Si dovrà rassegnare a farsi insultare dalla parte più becera della popolazione dello stadio, che punterà spesso e volentieri a colpirlo nella parte più esteriore di sé e cioè, inevitabilmente, il colore della pelle; e molti di costoro lo faranno solo per la rabbia e l'invidia di vederlo militare nella squadra avversaria.

È tuttavia possibile che il quantitativo di insulti scenda al minimo sindacale se, come Vieira o Muntari, dovesse scegliere di abbandonare gli atteggiamenti arroganti ed odiosi che, al momento, sembrano caratterizzarlo meglio delle virtù pedatorie

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