domenica 8 marzo 2009

Banane e lamponi

Ho terminato la lettura di quello che - almeno sino ad oggi - dovrebbe essere l'ultimo libro di Marco Travaglio; il condizionale è d'obbligo, giacché il Nostro ha un ritmo di produzione da far impallidire Stephen King. Il libro, edito da Garzanti, è sostanzialmente una raccolta degli articoli che Travaglio ha scritto per L'Unità da Marzo 2007 a Settembre 2008 nelle rubriche Uliwood Party e Ora d'aria e che scandiscono il ritmo della fine del governo Prodi e il ritorno al potere dell'odiato Berlusconi, quasi mai citato per nome ma bensì per soprannomi (Bellachioma, Cainano, Al Tappone).
Lo stile è quello di un allievo di Montanelli: rapido, preciso, ficcante; Travaglio, poi, è sempre ben documentato ed è difficile prenderlo in castagna.
Dove sta l'inghippo, allora?
Il limite di Travaglio e di quelli come lui che si riconoscono nel "Girotondismo militante" come unica espressione lecita di opposizione, sta nell'antiberlusconismo come unico valore.
Altrimenti detto: in questa raccolta di scritti travagliani si percepisce un odio feroce contro Berlusconi e tutto ciò che il premier rappresenta e porta in dote; ma, per contro, non si ha nessuna proposta ragionevole, nessun elemento costruttivo, niente che "faccia sinistra" anche se Travaglio, che pure scrive sul giornale fondato da Gramsci, uomo di sinistra a stretta regola non è.
L'antiberlusconismo inteso come valore assoluto, senza nessun elemento aggiuntivo che caratterizzi un'opposizione frastagliata e senza meta sin dai tempi in cui era al governo e doveva appoggiarsi ai pannoloni dei senatori a vita, è proprio la ragione stessa per cui la Sinistra sta prendendo legnate pesanti alle tornate elettorali. Servirebbe porsi le solite domande - chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo - le cui risposte erano la ragione dei voti dei Cipputi di tutta Italia. Senza di queste domande, come ha detto il politologo francese Marc Lazar, la Sinistra italiana non ha nessuna chance e dovrà accontentarsi delle pernacchie: in inglese "raspberry", che in italiano però significa anche "lamponi" che si sposavano alle banane nella canzone di Gianni Morandi.
L'intelligente maestrino dalla penna rossa, tutto appuntito quando deve farci pesare la sua preparazione, continua nella sua battaglia monotematica senza dire nulla di sinistra.
Ci parla di banane, e raccoglie i lamponi

2 commenti:

  1. Arguta e piacevole analisi, ma Travaglio non ha mai detto di essere di "sinistra". Ne ha mai fatto qualcosa di "sinistra", che io sappia. Ecco perché non scrive nulla di sinistra. E poi: é necessario essere di sinistra per criticare Berlusconi? La stessa domanda si potrebbe moltiplicare: bisogna essere di destra per criticare Dalema? Bisogna essere di centro per criticare Casini? Se non mi piace la zuppa di pesce, deve per forza piacermi quella di legumi?...

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  2. Scrivevo questo post nel 2009. Da allora è passata molta acqua sotto ai ponti e anche il "mito" di Travaglio si è sfarinato, con un'eclissi non diversa da quella del Berluska: può darsi che non sia mai stato dichiaratamente di sinistra, ma del berluscantagonismo il buon Travaglio è stato un simbolo, non diversamente da Gomez e altri di pari segno.
    Non credevo che questo post riscuotesse ancora qualche lettore, per di più dopo tanti anni: mi fa quasi venir voglia di riscrivere su questo vecchio blog...
    Buona serata, amico mio. Chiunque tu sia

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