domenica 15 marzo 2009

Son tutti finocchi col culo degli altri


Confesso di non seguire "Colorado Café", nonostante la presenza di una mia vecchia passione come Rossella Brescia. E così mi sono perso gli sketches di quella linguaccia di Enrique Balbontin e della sua scuola di vernacolo savonese.
L'altro giorno, mentre facevo la spesa al supermercato, mi sono imbattuto in un delizioso libercolo, edito per i tipi di Mondadori, che ha come titolo la frase riportata sopra e che significa, grosso modo: "E' facile parlare quando non si rischia del proprio".
Lo stile, forbito eppure deliziosamente triviale, sembra mutuato da quello del celebre Ettore Borzacchini che, sul "Vernacoliere", tiene (o teneva: è un po' che non lo prendo) una rubrica di lessico labronico: ciò non deve meravigliare, in quanto Savona, come Livorno, è una città industriale affacciata sul mare, e quindi soggetta ai medesimi input culturali.
Fra le frasi, tutte splendide per sapidità, mi sentirei di citare a mo' d'esempio:

IT: Giuseppe mantiene un atteggiamento signorile anche quando perde le staffe

SV: Giuse per mandarti affanculo ti chiama un taxi

IT: Sai, Gianni, i rapporti col vicino ultimamente si sono raffreddati
SV: Il vicino mi saluta che sembra sta cagando un cardo

IT: Lorenza è rimasta incredula e stupefatta
SV: La Lò sembrava Monica Lewinski alle prese con l'Uomo Invisibile

IT: Padre, la serata minaccia di essere veramente noiosa
SV: Belìn, frate! Sembra di andare a bagasce con Formigoni

Io, milanese di nascita e cellasco (di Celle Ligure, ridente paesino in provincia di Savona, ndr) d'adozione, riconosco in queste frasi tutta la sorniona eloquenza del savonese. E zone limitrofe

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