giovedì 25 febbraio 2010

Io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole



Ho scoperto Guccini in età avanzata.
Da giovane non lo sopportavo: la tiritera spesso ripetitiva, la "erre" rotacica, il vocione, quelle tematiche politiche sempre reiterate, le canzoni talvolta vagamente menagramo.
Poi un giorno l'illuminazione, ascoltando "Don Chisciotte", tratto da "Stagioni", uno degli album più belli. E via via tutte le altre sino a quella che per me è il suo capolavoro, "Cirano", che qui vi propongo.
Profonda riflessione sulla figura dell'Artista solo davanti al mondo conformista che non lo capisce, che lo rifiuta, che lo detesta.
Profonda riflessione sull'amore redentore, fatto da uno dei Poeti più disillusi della nostra generazione e di quella precedente, quella che ha sognato e ha dovuto confrontarsi con il risveglio.
Non ho mai avuto particolare simpatia per quel tipo di figura: da quel pragmatico che sono, non ho molto in simpatia i sognatori, specialmente gli idealisti di sinistra, sempre in bilico fra il socialismo umanitario e la canna del mitra. Ma Guccini appartiene all'epoca della mia gioventù e, anche se io ero idealisticamente schierato su altri fronti, ero in fondo invidioso del fatto che la Sinistra avesse un cantore così profondo del disagio che vivevamo tutti noi che, all'epoca, non importa su quale sponda del fiume avessimo piantato le tende, sentivamo che già che ci sarebbero mancati gli ideali.


E poi c'è Rossana, ovviamente.
Tutti noi abbiamo una Rossana a cui abbiamo dedicato dei versi e questo Poeta ormai anziano, che guarda commosso indietro alla sua vita, che pensa alle sue battaglie, che ha schifo dei conformisti, riesce a commuoversi pensando alla sua "dolcissima signora".
C'è forse un po' di retorica piccolo borghese anche in un ex rivoluzionario?
Non credo.
C'è la commozione, la tenerezza, il pudore di chi - nonostante l'abito fiero e lo sdegnoso canto - si sente piccolo di fronte al mistero di due occhi profondi, che ti cambiano la vita



Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perchè con questa spada vi uccido quando voglio.
Venite pure avanti poeti sgangherati,
inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza
avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finchè dura,
che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse
col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna,
però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!


Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte,
coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato,
piacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!


Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...


Venite gente vuota, facciamola finita,
voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito,
guardatevi nel cuore, l' avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso,
che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!


Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo...Cirano

2 commenti:

  1. ... se solo ripenso a quante me ne dicesti per la mia passione per il Guccio...

    Ste

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  2. Erano altri tempi, e io ero più giovane.
    Bada, Ste, ancora oggi credo che alcune canzoni di Guccini siano delle pizze colossali; ma altre, come questa, sono dei veri capolavori.
    E poi ogni tanto ci sentiamo tutti un po' Cirano...

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