sabato 6 febbraio 2010

Gente così

Ci sono alcuni mestieri challenging, che fanno sangue a chi li pratica.
Il vantaggio di questa sfida quotidiana è l'entusiasmo che indubbiamente ci mette chiunque l'affronta; lo svantaggio è che il lavoro diventa come una droga, e uno non riesce più farne a meno.
Uno di questi mestieri è indubbiamente il lavoro medico; e, in questo ambito, le sfide maggiori sono quelle di chi pratica una specialità estrema: rianimatore o chirurgo.
Gente che, invece che di cibo, il più delle volte vive di caffeina e mastica stress e adrenalina come un chewing gum.
Gente che passa nella stessa notte dalla vita alla morte e ritorno.
Gente che stramazza sul divano dopo una notte di merda passata sul ferro.
Gente che non sa stare in vacanza, che sulla spiaggia comincia a muovere le mani quasi inconsapevolmente annodando l'aria.
Gente così.

Ora, se a qualcuno venisse in mente Vasco e la vita che non è mai tardi, di quelle che non dormi mai, sappia che non tutto è poesia e canzone. C'è anche tanta, tantissima merda: la morte che ti sconfigge, gli avvocati che ti chiamano in giudizio, le litigate con tutti, la fatica di mantenere un sorriso sul volto anche quando non ne avresti voglia, lo sbadiglio trattenuto perché le tre del mattino sono un orario come qualunque altro. E i rapporti umani che alle volte si sfaldano mentre altri, magicamente, si costruiscono, in una notte vissuta gomito a gomito con le braccia immerse nel sangue altrui per poi sciogliersi in un pianto liberatorio, contemplando l'alba che sorge con in mano l'ennesima tazza di caffé, o di ginseng. A chi piace.

E' facile staccarsi da una vita del genere?
E' facile capire quando è il momento di dire "Basta"? E' facile svincolarsi e decidere quando è il momento di appendere i ferri al muro dei ricordi?
E' facile salutare quel mondo brulicante, fatto di luci finte, di sudore, di lacrime e sangue, di gioia e d'amore, di occhi riconoscenti e di odore di disinfettante?
No, non lo è affatto.
Ci pensavo ieri, quando mi hanno raccontato del "pensionamento obbligato" per oltrepassati limiti d'età di un Grande che ha cercato di rimanere abbarbicato al ring, anche a costo di trovare pugili molto più giovani e determinati pronti a gonfiarlo di cartoni. E' stato un atto di pietà umana nei confronti di questo Grande, d'accordo, ma cosa farà, adesso che la sua vita - spesa solo ed esclusivamente in Quello - s'interrompe per una legge naturale?
Mi viene da dire: "Dio mi scampi e mi faccia interrompere quando ancora potrò essere rimpianto, piuttosto che compatito". Mi viene anche da pensare che ho tanti interessi culturali e hobbistici che potrò coltivare dopo: tutti i libri che ho comperato e non ho ancora letto, il mio sito internet di opera lirica, magari anche questo blog, qualche viaggio.
Ma ho anche in mente lo splendido, indimenticabile Morgan Freeman in "Million dollar baby", che rimane in palestra gratis pur di continuare a respirare l'aria della battaglia e per dare una lezione, l'ultima, ad un ragazzo arrogante, e così so che allontanarmi, rinunciare al ring sarà per me, per noi che facciamo questa vita, la sfida più difficile







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