mercoledì 17 febbraio 2010

Io sto con il coniglio


Beppe Bigazzi, conduttore della trasmissione "La prova del cuoco" è stato sospeso dalla Rai per aver parlato di un possibile modo di cucinare il gatto, nei panni (invero poco ambibili per esso) di succedaneo del coniglio. Negli anni Trenta e Quaranta in Val d'Arno (e non solo, per inciso: pensiamo a Vicenza e a tutte le aree rurali dove abbondavano fame e felini) si mangiava il gatto e nessuno si scandalizzava. Poi il comune sentire è cambiato e così, in tempi più recenti - negli Anni Settanta - ricordo lo scandalo legato alla chiusura di una celebre trattoria maremmana molto famosa per il suo coniglio alla cacciatora, blindata dai Carabinieri per aver servito gatto per coniglio. Ma dico: perchè scandalizzarsi per il gatto e non per il povero coniglio, animale simpatico e reso famoso da personaggi delle favole come il Bianconiglio, o dei cartoni animati come Bugs Bunny, che molti di noi pure utilizzano come animale di compagnia? Lo Stato tutela gli "animali d'affezione" con la Legge 281 del 1991: il gatto lo è e il coniglio no? Cosa sono queste discriminazioni?
Be', a stare a guardare qualche differenza c'è.
Il gatto miagola, quindi può commuovervi, il coniglio per lo più sta zitto per cui nessuno ci fa caso; oddio, sembra che emetta qualche verso (si dice "zigare") quando si accorge che lo stanno per uccidere, ma bisogna essere molto attenti per accorgersene, per cui si può anche far finta di niente.
Il gatto fa le fusa, il coniglio no: un altro punto a sfavore del coniglio.
Il gatto gioca con i gomitoli di lana, il coniglio no.
Il gatto - se non fosse obeso per tutti gli Sheba al patè di fegato d'oca con cui lo rimpinziamo - caccerebbe i topi, il coniglio è un roditore egli stesso.
Il gatto vi sta acciambellato sulle gambe facendo "la pasta" (sarebbe quel movimento ritmico fatto con le zampe anteriori), il coniglio tende a scappare saltellando: questo è un grave errore tattico e il coniglio non l'ha ancora capito.
Per quanto riguarda i danni domestici siamo più o meno alla pari: il coniglio - da buon roditore - rosicchia quello che trova sul suo cammino e caga in giro senza nessun ritegno; il gatto in compenso si fa le unghie sulla tappezzeria e sui divani di casa, ma defeca nella cassetta, il che è molto più fine, conveniamone.
Per quanto riguarda infine le ricette, sono molte di più quelle che riguardano il coniglio, ma su questo punto ci andrei cauto: decapitato e spellato, il gatto assomiglia al coniglio, e chi ci dice che almeno una volta nella nostra vita non ci siamo cibati di qualche randagio che, sino a pochi giorni prima, vedevamo aggirarsi vicino alla macelleria del quartiere?...

Insomma, se stiamo a valutare i singoli punti a favore e quelli contro, il gatto la vince nettamente sul coniglio che merita di morire per alimentarci senza che nessuno se ne preoccupi più che tanto. Se invece volessimo fare un ragionamento un po' più articolato, credo che saremmo costretti a riconoscere magari obtorto collo che, in questa levata di scudi contro il malcapitato Bigazzi - non in cima alla lista delle Persone Più Simpatiche della Televisione - c'è molta di quella "ipocrisia gattara" buonista e radical chic che tende a portare sugli scudi il felino domestico. Perché?
Perché nel Medioevo era animale del demonio ed abbinato alle streghe: oscurantismo clericale.
Perché è tormentato da perfidi nemici degli animali che lo torturano o ne fanno materia da esperimento: vivisettori.
Perché, quando è randagio, vive fiero della propria libertà ai margini della società in una specie di comune in cui la lotta per la ricerca del cibo contro l'uomo sfruttatore e prevaricatore diventa lotta di classe: proletario.
Perché la sua indipendenza e apparente albagia fanno di lui una specie di intellettuale snob che, se leggesse un quotidiano, sceglierebbe "Repubblica" (non a caso la testata più sfruttata per le lettiere fai-da-te): libero pensatore.
Ora, siamo onesti: si può mangiare un resistente intellettuale snob indipendente e libero pensatore? Certo che no: lo si ospita in casa e si discute con lui.
A tavola, mangiando insieme il coniglio

2 commenti:

  1. Caro Piè,
    odio tremendamente darti ragione, ma sta volta mi tocca. Benvenuto nell'Olimpo degli Eletti, per questo giro...
    Il problema è, come sempre, il politicamente corretto. Il gatto è politicamente corretto, il coniglio no. I dinosauri non lo erano, e infatti si sono estinti; il pesce tripode (ringrazio mio figlio Filippo - anni otto - per la consulenza) sì, quindi è giunto fino a noi.
    Si possono ammazzare cristiani, amnistiare stragisti o gettare le aragoste vive nell'acqua bollente.
    Ma i gatti, no! I gatti non si toccano, pediana! E poi, diciamocelo, il coniglio è bastardo. Con tutti quei minuscoli ossicini che ti si piantano negli interstizi dentali e ti fanno esplodere in ripassi dei santi del calendario, se lo meritano, di essere mangiati.
    Muoia Bigazzi e tutti i filistei, quindi.
    Che poi, detto tra noi, non so se mi stia più sui maroni dar ragione a te o difendere l'ex manager folgorato sulla via dello slow food...
    Con affetto imperituro (e sincero)
    Ste

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