domenica 21 febbraio 2010

Putrefazione


I fischi al patetico triolescano caratterizzato dalla presenza dell'indomito eroe di "Gelato al cioccolato" e del principe senza corona e senza terra.
Una presentatrice che passa la metà del suo tempo ad implorare un applauso per le battute pietose che elargisce nell'altra metà.
Il pubblico che fischia indignato per le scelte dell'organizzazione sanremese, spacciate per "voto della giuria popolare", a meno che per "giuria popolare" non s'intendano le ragazzine in fregola.
I foruncoli purulenti del laido vincitore che, con la sua faccetta da schiaffi e la sua vocetta mielosa, ha confermato tutta la prevedibilità di un evento stereotipato e sorprendente solo nelle dichiarazioni della sua conduttrice.
La lingua guizzante nella bocca sdentata di un anchorman che ha pensato bene di festeggiare il suo ritorno in RAI trasformando la finale di un concorso canoro nell'ennesimo "Ah nel comun tripudio sallo Iddio quanti infelici soffron!..." (G. Verdi, "La traviata", Atto III) e ritagliandosi un siparietto di un buonismo insopportabile.
La presenza ossessiva e compulsiva dei talent - quelli della moglie del tipo dalla lingua guizzante, ma non solo - come serbatoi di vocette plastificate che cantano canzoncine talmente pietose da riabilitare per sempre Raoul Casadei e Nino D'Angelo prima maniera (quello di " 'nu jeans e 'na maglietta").

Tutto questo è stato il Festival Sanremo di quest'anno, uno spettacolo ripugnante, miserabile, inverecondo, molto peggio di quello cui eravamo abituati, e di cui ricorderemo con piacere solo i dieci minuti iniziali della prima serata solo perché non facevano parte dello spettacolo, essendo stati gestiti da Paolo Bonolis e Luca Laurenti.
Ai patetici replicanti che hanno offerto il peggio di sé, augurandomi preliminarmente che quest'anno "Amici" di Maria De Filippi venga vinto da un ballerino e possibilmente non sardo (che almeno così non parteciperà a concorsi di canto), dedico due brani immortali interpretati rispettivamente dalla voce e dalla chitarra di Roberto Murolo, uno che Sanremo fortunatamente l'ha incrociata solo di sfioro; e da Luigi Tenco, uno che invece con la Sanremo schifosa, fetente e ripugnante che conosciamo, ci si è purtroppo scontrato






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