martedì 23 febbraio 2010

Ce l'hanno sempre tutti con me


C'è una vecchia canzone che s'intitola "Bisogna saper perdere".
Applicata all'Inter di oggi, bisognerebbe capovolgerne titolo e significato e chiamarla "Bisogna saper vincere", perchè sembrerebbe che gli alti quadri dirigenziali di via Durini non abbiano ancora capito come gestire il successo meritatamente arriso alla squadra.
Sgombriamo il campo agli equivoci e identifichiamo subito i responsabili della figura pietosa che incombe sull'Inter: Moratti e Mourinho.
Il primo è il presidente che si puo' permettere il lusso di spendere tutti i soldi che vuole per soddisfare i capricci suoi e del suo allenatore. Ha speso per lo più molto bene; talmente bene da poter teoricamente allestire tre squadre di eccellente livello. Alle volte ha speso più per capriccio che per necessità: perchè ha visto in un filmato un giocatore che l'ha colpito, per esempio, e l'ha acquistato senza chiedersi o chiedere ai suoi collaboratori se fosse necessario alla squadra. L'esempio di tale Vampeta - che i tifosi nerazzurri ricorderanno ancora con orrore - potrebbe chiarire il problema meglio di altri concetti.
Altre volte ha comprato giocatori solo per sottrarli alla concorrenza, per esempio tale Suazo che infatti si è poi rivelato totalmente inutile e - di fatto - inutilizzato.
Questo è l'uomo, ed è anche lo stesso che - memore di 20 anni passati in atteggiamento contemplativo dei trionfi altrui - ha coltivato un atteggiamento livido e rancoroso che lo ha portato a diventare delatore pur di trovare uno spazio per la sua squadra. Per carità, va benissimo: doveva essere fatta un po' di piazza pulita di vecchi privilegi che, in quanto tali, non avevano ragione di essere. Il problema è che il Nostro - ergendosi per il vero assai impropriamente ad unico onesto in mezzo ad una banda di farabutti - ha fatto della Federcalcio una specie di versione adulta della "signora Maestra" cui egli forse si rivolgeva nella sua infanzia quando Carlino gli lanciava dal secondo banco della terza fila i petrioli (proiettili conici di carta lanciati con la cerbottana) o Arturo le palline di carta inzuppata di saliva.
In altre parole: se avesse imparato a difendersi da piccolo, oggi non sarebbe ancora preso dalla "sindrome da primo della classe" che si sente guardato con odio da tutti i suoi compagni e sente la necessità di legittimare ogni suo gesto con il ricorso ad un'autorità superiore. Ieri la signora maestra, oggi Abete con la Federcalcio.

Ma per quanta simpatia umana possa ispirare un caso quasi umano così complesso e variegato come quello del petroliere milanese, nulla sembra giustificare gli atteggiamenti strafottenti, intimidatori e perennemente sopra le righe di Jose' Mourinho, che dell'onesta compagine milanese è allenatore.
Arrivato nel capoluogo lombardo sulle ali di una fama meritata in altre contrade, lo Special One (nessuno che ci abbia mai spiegato cosa abbia di tanto speciale...) si è segnalato - nell'ordine - per: mettere bene in campo una squadra con la quale avrebbe vinto anche Agroppi; NON vincere la Champions League; insultare tutti gli avversari; elucubrare su una supposta, ridicola, ingiustificata e di fatto inesistente atmosfera di ostilità contro la squadra da lui allenata.
Posso essere del tutto onesto e sincero e dire le cose con le esatte parole con cui le penso? Lo Special ha abbondantemente rotto i coglioni.
Posso anche essere in astratto d'accordo con chi - i tifosi interisti, ovviamente - si indigna per la stangata toccata agli onesti colori nerazzurri, ma giustifico ampiamente chi, esasperato dalle continue provocazioni di questo astuto mercenario abilissimo venditore di fumo, ha deciso di dargli una lezione. Non si deve meravigliare se gli appioppano tre giornate di squalifica: è il minimo che si merita uno come lui che passa i tre quarti delle sue conferenze stampa ad insultare gli avversari e il restante quarto ad evocare i poteri occulti che tramano contro l'Inter in genere e contro lui in particolare.
E' bravo? Che lo dimostri sul campo. Sino ad ora ha convinto solo i suoi fans più turibolari, quelli che vanno in solluchero anche di fronte alle sue scoregge.
Domani incontrerà Carlo Ancelotti, tecnico vero, bravo, dotato, intelligente, uno che ha vinto bene in Europa avendo a disposizione una squadra molto, ma molto meno dotata di quella che Moratti gli ha messo in mano. Provi, lo scaltro Mou, ad osservare il suo modo di fare, la sua educazione, la sua classe adamantina e superiore. Chissà che non impari, una volta tanto, che il modo migliore per fare scoregge in un ascensore affollato senza farsi notare è essere silenziosi. Molto silenziosi

NdR: l'immagine - molto carina - è di Skytoon. Apprezzo in particolare il colore che il disegnatore ha attribuito a Moratti

3 commenti:

  1. Bello! Un bello scritto, Piè!

    Si legge bene ed è divertente. Ma si percepisce che l'arguta penna è divorata dall'invidia e dall'astio per i cugini.

    Non cerco la rissa (mi piace di più al telefono) quindi mi limito ad una sola considerazione.
    L'ordinamento giuridico italiano si affranca dal calcio. Se la regola è "si è condannati dopo aver provato la colpevolezza dell'imputato", nel mondo del pallone l'assunto è "se stai sui coglioni sei colpevole". Quindi Mourinho, il Grande Antipatico, è colpevole a prescindere.

    Le manette sei sicuro le abbia fatte all'arbitro? Hai qualche labiale? Qualche intercettazione? Qualche pizzino? Uhm... no? Beh Piè, allora non puoi condannarlo. Perchè un amico del cugino del portiere dello stabile in cui abita Gattuso ha detto che ha sentito dalla sorella del vigile di servizio dietro la porta di Julio Cesar che Mou si rivolgeva proprio al portierone nerazzurro, annunciandogli un imminente fermo in caso di marcatura doriana. Che infatti non c'è stata.

    Sì sincero, Piè. Ma se le manette le avesse fatte un Lippi, un Leonardo o un Donadoni qualsiasi avresti avallato così accoratamente la sentenza? Mì sunt minga sicùr.

    Piccolo incipit finale. Lo chiamano Special One perchè la Champions, lui, l'ha vinta col Porto, mica con la squadra più titolata in Europa! E il campionato al Chelsea l'ha portato dopo oltre cinquant'anni di vita grama dei Blues. E l'ha riportato l'anno dopo, così come la coppa di lega che ben sai esser addirittura superiore, per importanza, alla Premier.

    In compenso il buon Carletto Sparalesto è l'unico allenatore che non sia riuscito a vincere nemmeno a tressette nella Juventus della Triade. Salam-One.

    Ossequi.
    Ste

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  2. Non è proprio come la racconti tu, amico mio. O meglio: è vero, piacerebbe anche a me avere un presidente infantile che spende e spande e compra tutto quello che gli passa per la testa. Ma non al prezzo di fare le figure pietose e barbine che stanno facendo lui e il suo patetico accolito che, con questo comportamento, sembrerebbero solo dar ragione a coloro che sostengono che hanno paura. Di cosa, francamente non so: con la squadra che hanno e con la scarsa concorrenza che c'è, non c'è ragione di temere. Potrebbero giocare con i rincalzi, e vincerebbero lo stesso.

    Secondo me, c'è un'altra ragione assai più profonda. Moratti è - in fondo - un perdente. Non è abituato a vincere. Ha passato 20 anni a fare il presidente di una squadra fallimentare, quella di Avioncito Rambert e di Vampeta. Spendeva tanto, ma spendeva male: altro che truffe e pastette della Federcalcio. Ma lui ha sempre pensato che gliela facessero dietro le spalle. Adesso - da Ibrahimovic in avanti - ha speso bene, capitalizzando sugli investimenti. Le delazioni gli hanno dato quel quid che gli mancava, l'abbrivio. Si è appuntato lo scudetto di cartigenica sul petto, poi ha cominciato a vincere, grazie anche e soprattutto all'apporto del Mancio, quello che ha dato il gioco all'Inter. Ma non ha imparato a vincere: in cuor suo è rimasto il piangina che pensa che ce l'hanno sempre tutti con lui e la sua vera disperazione è che adesso non ha nessuno da denunciare, per cui inizia a denunciare la "signora maestra": la Federcalcio.
    In quest'ottica, lo scaltro mercenario che si è messo al fianco è il compare perfetto. Non mi hai mai convinto sulla sua reale bravura: sarà capace, ma un Ancelotti gli è ancora nettamente superiore.
    Che vinca sul campo - in Europa, ovviamente - quello che il Carletto ha vinto con una squadra nettamente inferiore all'Inter che questo losco figuro ha fra le mani da due anni.
    Poi ne riparliamo.
    Ti abbraccio

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  3. Mi tocca controbattere e, ahimè, difendere il mio presidente. Che mi sta antipatico ma, per lo meno, non è un parvenù sleale come il vostro.

    E cercherò di non metterla in politica.

    Ti racconto un nanetto, come diceva Frassica. Esisteva una squadra di hockey su ghiaccio che si chiamava Diavoli Rossoneri. Il Nostro, a quel tempo con la fissa della polisportiva in stile spagnolo (bizzarro, tranne il milan tutte le sue squadre sono fallite...), perse la finale per il ritorno in serie A contro Como. Si perse d'animo? Nemmeno per sogno, comprò Como e cambiò il nome alla squadra.

    Nel calcio gli andò però molto meglio. Si fidò degli uomini giusti che molto antisportivamente diedero il via ad un'epopea di quattro lustri grazie a nebbie, lampioni e meani vari. E se non si è riuscito ad appiccicare al petto uno scudetto di cartigienica, per lo meno lo ha reclamato a pieni polmoni. Salvo poi minimizzarne l'interesse una volta assistito al coinvolgimento della sua gloriosa società.

    E pensa che vent'anni fa, quando ha acquistato la allora sgualcita maglia rossonera (già allora avvezza agli illeciti ma sicuramente non era vero), ha anche cercato di farla fallire, così da poterla rilevare a prezzo di saldo. Dopotutto, si sa, l'illuminato presidente da giovane era interista ed è forse per questo che, anche nel momento della gloria, non sia mai stato capace di vincere...

    Malgrato tutto volendoti bene,
    Ste

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