mercoledì 28 ottobre 2009

Un giorno in Pretura


Insisto nel dire che se uno cerca il peggio che l'essere umano può dare, non deve fare molto sforzo. Ieri sera al TG, per esempio, ne ho sentita una carina. Al processo Thyssen Group in corso a Torino sono stati sentiti due dirigenti che si sono avvalsi della facolta' di non rispondere. E mentre riflettevo sul fatto che appare ben bizzarra la scelta di non rispondere da parte i un imputato o testimone e che, se fossi giudice, la valuterei malissimo, e' arrivata anche la spiegazione: i due, che si chiamano Harald Espehnahn e Gerard Priegnitz (mica Mario Rossi e Giuseppe Bottazzi, insomma), i due alti dirigenti della Thyssengroup sono tedeschi e non capivano le domande del PM. Imputati a Torino per il rogo che nel 2007 uccise sette operai, hanno spiegato che non conoscono l'italiano tanto bene da affrontare un interrogatorio in assenza di un interprete. La corte, che inizialmente aveva respinto tale richiesta della difesa, ha deciso di ascoltarli con l'interprete il 4 novembre. La seduta e' quindi spostata alla settimana ventura, quando la Procura mettera' a disposizione un interprete.

Si fa - e giustamente - un gran parlare delle spese giudiziarie, delle lungaggini spaventose di un processo, di quanto costa ogni singola seduta. E poi, ecco, si portano in aula due testimoni tedeschi, che non parlano una sola parola d'italiano, si riunisce la Corte e si scopre che occorre l'interprete. Anzi, peggio: lo si sarebbe potuto scoprire prima, se si fosse data retta alla difesa.
Come pensavano di capire e di farsi capire? A gesti? Oppure pensavano di chiedere se in aula ci fosse qualcuno che se la cavava col tedesco?
Io - farsa per farsa - continuo a preferire Totò e Peppino in questo episodio de "La cambiale" che propongo anche alla vostra attenzione

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