domenica 13 dicembre 2009

La giustizia a Montenero di Bisaccia


"Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza".
Questo il signorile commento di Antonio Di Pietro, leader di uno dei partiti dell'opposizione, all'aggressione subita da Berlusconi oggi in Piazza del Duomo a Milano.
Equilibrato, raffinato e democratico come sempre, l'ex piemme - noto ai più per aver detto, nell'esercizio delle sue funzioni di magistrato "Io questo lo rovino", sempre riferito a Berlusconi, dimostrando quindi di accostarsi al suo compito con serenità di giudizio e moderazione - ci tiene a distinguersi dalla massa di beoti che compongono l'opposizione con uscite ricche di humour come quella quotata.
Non diversamente da Peppone - il ben più simpatico sindaco comunista uscito dalla penna di Giovannino Guareschi - che apostrofava Don Camillo dicendogli: "Voi siete una provocazione vivente", l'omino di Montenero di Bisaccia giusitifica l'aggressore che, alla fine dei conti, non ha fatto altro che piegarsi ad un istinto naturale: uccidere Berlusconi, o morire nel tentativo.
Ho la sensazione che Berlusconi continuerà a sopravvivere a questi attentati di scarsa entità (ricordiamo il famoso episodio del treppiede, che fece mobilitare i blogger più progressisti d'Italia costringendoli ad una colletta per ricomprare il cavalletto al fotografo che l'aveva lanciato contro il Presidente del Consiglio) che otterranno i soli effetti di scatenare l'indignazione di Emilio Fede e di incrementare la sua popolarità.
Per cui, il consiglio che mi permetto di dare al democratico e pacato Statista molisano è di alzare un po' il tiro delle sue esternazioni, e di suggerire direttamente a tutti gli psicopatici d'Italia di uccidere Berlusconi, evitando queste tappe intermedie che ci sembrano nuocere alla causa

3 commenti:

  1. Hm. Sto con te e non ci sto.
    Concordo sull'ossessione di Di Pietro e sui suoi modi oltremodo spinti di fare opposizione: più che altro, urlare tutti i giorni e per qualsiasi cosa rende solo gli ascoltatori annoiati, se non sordi.
    E poi, l'ars retorica insegna che a una pars destruens debba necessariamente seguirne una construens, sulla quale finora il leader di un partito che ha la fiducia di una buona fetta di italiani non ha mai detto granché. Non è diverso da Grillo, in questo.
    Però mi pare che tu ti infili in una semplificazione -a mio modo di vedere- rischiosa: che indicare le (presunte) colpe di Berlusconi nella creazione di un clima violento equivalga tout court a giustificare la violenza contro di lui. Spiegare non significa giustificare; rintracciare un corresponsabilità non significa assolvere chi della responsabilità porta il grosso del peso.
    Certo, è stata un'uscita inopportuna, come quella di Rosi Bindi che ha avuto se non altro il merito di usare maggiore finezza dialettica (e non ritengo sia poco); inopportuna per tempismo, perché a caldo un politico deve sapersi controllare e cavare il meglio da sé, e qui plaudo alla visita di Bersani.
    Ma, se la stessa cosa Tonino la ripeterà settimana prossima, magari in un italiano meno semplice, avrà il mio consenso, per il semplice fatto che ha ragione: Berlusconi provoca, e non da ora.
    Un "coglione" di tua conoscenza.

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  2. Non sei un coglione, e lo sai benissimo: tant'è che sono un accanito lettore di tutto quello che scrivi e, come sai, non perdo occasione per pubblicizzarti. Se ti ritenessi un coglione, non ti leggerei. Punto.
    Esauriti i convenevoli, passiamo al punto nodale del problema che, secondo me, sta in quella considerazione che hai fatto su Bersani che, in questa vicenda, ha dato il meglio dello statista che ancora forse non è completamente, ma che si prepara a diventare.
    Che Berlusconi provochi, non è una novità, siamo d'accordo. Io stesso, che pure in passato l'ho votato (non ne ho mai fatto mistero né mai me ne sono pentito: in quel momento era la cosa che mi sembrava più giusta), ritengo che abbia fatto definitivamente il suo tempo e che si possa discretamente fare da parte (modo elegante che significa letteralmente "levarsi dai coglioni"). Lui però non la pensa così e continua ad ergersi a baluardo unico ed insostituibile contro il Comunismo, generando così una specie di spirale che si avvita su se stessa e che, forse, è all'origine di queste provocazioni. E - guarda - posso spingermi anche ad ammettere che 'sta storia del comunismo in realtà è una stronzata che copre solo i suoi interessi: questo per dirti sino a che punto posso arrivare a concordare con te.
    Ma qui finisco, perché ritengo che Di Pietro (e, in parte, anche la Bindi) sia l'aspetto più deteriore di una sinistra che dovrebbe fare del suo meglio per levarselo dai coglioni una volta per tutte, se vuole ritrovare quell'area moderata in cui pescare i voti che ha perso negli ultimi anni. Portarsi a rimorchio un figuro del genere vuol dire, per esempio, la sicurezza di non avere mai il mio voto ad un'ipotetica coalizione che si presentasse alle elezioni. Non escludo in futuro di farmi convincere a dare il voto a Bersani, ma mai e poi mai se dovesse tirarsi dietro un Di Pietro

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  3. Solo per chiarire, Pietro: mai ho pensato che mi ritenessi un coglione (nel caso avresti avuto tutto il liceo e mille occasioni per farmelo sapere, tipo gli attentati alla tua stilografica).
    Mi sa che non hai colto: è Berlusconi ad avermi dato del coglione, assieme a tutti gli elettori di sinistra; mi sembrava l'occasione giusta per ricordarlo, visto che di provocazioni parliamo.

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