domenica 6 dicembre 2009

Massimiliano e il senso della vita




Proprio in questi giorni ho ricevuto la notizia che un mio collega più giovane lascerà il posto di lavoro che condividiamo per un'avventura che gli auguro grande in un altro posto. Sin qui niente di strano: fa parte della normale evoluzione della vita. Sennonché Massimiliano - è questo il nome del mio collega - è uno di quei giovani sui quali io e altri illuminati (mi si passi la presunzione) avevamo programmato la costruzione del nostro lavoro con l'idea di elaborare il futuro. A parte il vuoto umano che Massimiliano lascia nei cuori delle persone da cui si separa - e il mio in particolare, me lo si conceda - rimane la considerazione che, grazie anche all'insipenza di chi non è stato in grado di trattenerlo con una controfferta degna di tal nome, ci perdiamo un erede. Quella dell'erede non è una parola priva di senso: senza i giovani che raccolgono il testimone di quello che abbiamo costruito, che futuro possiamo sperare di avere? Lavoreremo giorno dopo giorno, ma con l'idea che il nostro lavoro avrà ben poco senso se, dopo di noi, non ci sarà un Massimiliano che raccolga e migliori le nostre idee, dando loro quel senso di continuità che è il sale della vita.

Tanti anni fa, a lezione di Biologia, il Prof. Milanesi domandò agli studenti il significato della parola "vita".
Provate a farlo voi: sembra facile, ma fummo tutti imbarazzati dalla domanda.
Per facilitarci, il Prof. Milanesi iniziò ad esaminare le forme più evolute, dall'uomo in giù, chiedendoci quali attività caratterizzassero la vita: mangiare? dormire? lavorare? comunicare? No, nulla di tutto ciò.
Scendendo nella scala biologica arrivammo al virus, la forma più elementare di quella che noi definiamo vita. Il virus non ha un'intelligenza e nemmeno si alimenta. Il virus ha un solo scopo: la riproduzione. Nasce e muore solo con questo scopo: trasmettere il proprio DNA (o RNA, a seconda) all'interno di un'altra struttura vivente, in modo tale che questo codice genetico possa mettersi una "tutina" (si chiama capside) e, con l'esplosione della cellula parassitata, andare su un'altra cellula e ricominciare il gioco.
Siamo d'accordo: non esiste il finalismo in Natura, eppure possiamo dire in modo un po' empirico che, da un punto di vista strettamente biologico, vivere è riprodursi e che questa, solo questa, è l'unica spinta veramente insopprimibile dell'essere vivente.
Ecco: Massimiliano se ne va e la nostra vita, al di là del mero valore affettivo, rimane quasi irrisolta e si arcua come una specie di punto di domanda. che ne sospende il significato
Chi può bearsi dell'idea che "Après moi le diluge"? Solo un cretino che non ha consapevolezza e, forse, nemmeno istinti.
Non io, decisamente

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