lunedì 11 gennaio 2010

Né qui né altrove


Questo articolo è dedicato alla persona – profondamente innamorata di Bari – che mi ha regalato il libro.
Questa persona si è sradicata, ma troverà la sua felicità. Lo so.
Qui o altrove.
Spero qui.
Gianrico Carofiglio è un magistrato di Bari con la passione per la scrittura. Questo libro edito da Laterza è per me l’occasione di scoprire una mano felice, ricca di spunti e di buon senso ma soprattutto di gusto per la narrazione.
La storia è piuttosto semplice: nel corso degli anni, tre amici sono stati separati dalle vicende della vita. Il ritorno di uno di essi dall’America – Evanston, Illinois, sulle sponde del Lago Michigan: vedremo che è un dettaglio non banale – è l’occasione per una rimpatriata che durerà tutta la notte. La serata inizia al ristorante: non “un” ristorante, ma “il” ristorante, quello dove almeno uno dei commensali è di casa, dove l’ospitalità non è un valore aggiunto ma un elemento caratterizzante almeno tanto quanto la cucina regionale rivisitata. La notte poi, un po’ mamma e un po’ porca com’è – non diversamente da quella cantata da Luciano Ligabue – accoglie fra le sue tette i tre amici che correranno in giro per Bari con la disperazione della ricerca di un attimo fuggito e amaramente rimpianto. Ci saranno accuse, recriminazioni, persino botte con la malavita underground sino all’alba che porterà Paolo l’americano e il narratore nel retrobottega di un panettiere per consumare, insieme alla fine della loro giovinezza che era quasi rimasta in sospeso, due focacce ancora bollenti.
A contemplare il tutto, sullo sfondo, più che Bari – pure evocata, anzi accarezzata con amore dall’Autore – c’è il mare che, nella notte amara dei tre protagonisti, non è il tiepido e azzurro mare arricciato dal vento, ma una presenza oscura ed incombente che sembra disapprovare le gesta dei figli scapestrati. È un mare che si fa sentire non per il lento, ritmico rumore consolatorio delle onde sulla battigia, ma per il profumo – anzi, l’odore – di salmastro che tanto manca anche a Paolo l’americano, quello che sta sulle rive del Michigan, quello che ha l’acqua ma non l’odore. È tanto e tale il rimpianto per questo odore così forte e caratteristico che, nella mente di Paolo, il mare assume quasi una valenza panteistica e diventa il riferimento con cui identificare non solo la città natale, ma anche la giovinezza perduta per sempre assieme ai sogni.

Il tema del “Grande freddo” non è nuovo, ed è quasi sempre occasione per rimpianti piuttosto che ricordi. In Letteratura, così come nel cinema, ci si trova spesso fra sconfitti dalla vita: l’amarezza di non aver realizzato i sogni, o quanto meno di non aver dalla vita tutto quello che la vita sembrava aver promesso, porta ad un’angoscia esistenziale che rende cupa e pessimistica la visione del futuro, qualunque futuro.
Carofiglio non sembra sfuggire alla regola: non c’è nulla di peggio di aver sognato in gioventù e di trovarsi da adulti a fronteggiare una realtà nemica. Ma quello che sembra esserci di diverso in questo libro forte ed ambrato come un vecchio single malt è l’ambiente, la città che sembra apparentemente assolvere i protagonisti accogliendoli fra le sue braccia: quella Bari che lega a sé con una catena i suoi figli, impedendo loro crudelmente di essere felici lontani da casa. È Bari che aveva dato ai tre amici giovani la promessa della felicità, ed è Bari che è disposta a mantenere la promessa fatta esigendo però la fedeltà, perché Bari è una madre gelosa. Non ci credete? Provate a parlare con un barese che è lontano da casa: vi farà una testa grande così a raccontarvi le meraviglie della Più Bella Città del Mondo, di quanto solo quel mare - e nessun altro al mondo - sia bello, di come si sia felici solo lì né mai altrove. Ma Carofiglio va oltre, ahinoi…
L’uomo può essere felice prescindendo dalle radici?
Questo è il grande interrogativo che, purtroppo, ad essere ottimisti rimane senza risposta. Temo che il titolo stesso del libro in realtà sia “la” risposta ma, siccome sono fondamentalmente fiducioso sul destino dell’uomo, sorrido e passo oltre.
Splendido libro, forte ed amaro

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