sabato 19 settembre 2009

Ça ira

Il mio ritrovato amico Sandro, ex compagno di Liceo, è – fra le altre cose – l’arguto gestore di un gran bel blog che ho linkato e che si chiama http://citarsi.splinder.com/. A me piace molto e lo leggo sempre volentieri – Sandro tra l'altro scrive benissimo – anche se non posso certo dire che sia allineato con quello che resta delle mie idee politiche. Ma siccome mi reputo un vero liberal, mi piace molto leggere chi scrive cose diverse da quelle che penso io, specie se sono pennellate bene da un vero artista della penna, e Sandro fortunatamente lo è.
Per esempio, uno degli ultimi articoli che ha pubblicato sul suo blog (lo trovate qui: http://citarsi.splinder.com/post/21322267/Il+confronto+democratico+secon) fa riferimento alla mancanza di democrazia all’interno del PDL, dominato com’è da un padre-padrone ottenebrato dal delirio di onnipotenza che non accetta il minimo confronto; e cita, a tale proposito, il Presidente della Camera Gianfranco Fini che si propone come l’unica vera voce dissidente all’interno del partito di maggioranza.
Alla luce di quanto si legge e si ascolta, è difficile dargli torto. Oltre a ciò, appare quanto meno sospetta di infingardaggine la campagna allestita dal “Giornale” di famiglia che ha cambiato direttore si direbbe appositamente per scatenare una serie di campagne mediatiche piuttosto becere, che hanno come obiettivi alcuni elementi che “cantano contro”, con metodi quanto meno discutibili.
Quali?
Andando, per esempio, a frugare fra le loro lenzuola. È accaduto con Dino Boffo, direttore (ormai ex) del quotidiano della CEI “Avvenire”; rischia di accadere persino con Fini che, giustamente, ha sporto querela.
Sono d’accordo con Sandro: questo modo di fare è ripugnante. Basarsi su questioni strettamente private come quelle dell’alcova per attaccare l’avversario denuncia, quanto meno, una demoralizzante mancanza di idee che sono, o dovrebbero essere, quelle su cui basare l’agone politico propriamente detto.
Esattamente, cioè, quello che ha fatto PER PRIMA quella Sinistra che adesso si straccia pubblicamente le vesti perché Feltri, personaggio che non brilla per particolare simpatia, ma giornalista tenace ed aggressivo come nessun altro, si dedica a scoprire gli altarini altrui. Se stiamo a guardare con obiettività, Feltri non ha fatto altro che applicare agli altri quello che gli altri hanno fatto al suo datore di lavoro.
Si dice che le vicende della separazione da Veronica Lario, Noemi Letizia, Patrizia D’Addario e puttanopoli non sono questioni private perché il protagonista è il Presidente del Consiglio? Benissimo. Allora nemmeno le avventure di Boffo sotto le lenzuola sono da ritenersi private se il suddetto dirige non il bollettino di Besana Brianza (si parva licet), bensì il giornale della Conferenza Episcopale Italiana.
Se poi tutti ci sentiamo tristi ed avviliti perché la polemica politica è scesa a livelli talmente infimi da non meritare nemmeno la ribalta mediatica, ancora una volta credo che la colpa sia – in primis – della Sinistra che, non avendo argomentazioni politiche DI NESSUN GENERE, si è avvitata solo sull’antiberlusconismo come unico valore da esprimere in guisa di rapporto orale, perché oltre le chiacchiere non c’è nulla. A meno che non si voglia dare una realizzazione alla soluzione finale proposta dal sempre sobrio ed equilibrato Antonio Di Pietro che preconizza per il premier una fine analoga a quella di Saddam Hussein, insistendo a paragonarlo oltre che all’ex satrapo iracheno, anche ad altri personaggi storici: “Siamo in un momento di transizione molto pericoloso – dice il Solone di Montenero di Bisaccia - perché Berlusconi è al tramonto e sta tramontando come è accaduto a Nerone, Catilina, Hitler e Mussolini. Ma a farlo fuori ci sta pensando la sua stessa maggioranza che si spartisce le spoglie del despota che muore". Oddìo, non è che la maggioranza che sostiene il despota appaia particolarmente in crisi, ma Di Pietro la pensa così e non è uno che ammette contraddizioni. Proseguendo nella sua perorazione, l’ex magistrato afferma quanto segue: "Gli italiani sono fortunati perché Berlusconi non ha il fisico e la forza di Hitler. C'è un regime e ormai non lo dico solo io, come nell'autunno scorso in piazza Navona. Allora tutti mi davano del pazzo, anche dal Pd. Oggi sono tutti d'accordo con me”.
A me rimane sempre la curiosità di sapere come mai i geni dell’antiberlusconismo militante non si siano dati da fare, durante i deliranti governi che hanno gestito, per realizzare l’unica cosa che il loro popolo chiedeva, e cioè bloccare il despota per esempio con una legge anche minima sul conflitto d’interessi. Ho il sospetto che abbiano drammaticamente realizzato il fatto che, bloccando Al Tappone (come lo chiama Travaglio), non avrebbero più avuto nulla di cui parlare e quindi, allora sì, sarebbero stati costretti a parlare di politica, argomento che non appare troppo nelle loro corde.

Be’, Sandro, facciamo così: aspettiamo il prossimo governo di Sinistra e vediamo come Bersani, Franceschini o il nominato di turno (alle primarie, ovviamente) risolveranno una volta per tutte l’affaire Berlusconi. Così, da quel momento in avanti, ci sarà qualcuno di sinistra che si deciderà anche a far politica di sinistra.

3 commenti:

  1. Caro Pietro, chiamato in causa in maniera così cortese e diretta, non posso negarti una controreplica che è anche da parte mia una dichiarazione di stima per te e per il tuo "giovane" blog.

    I punti di vista che ci accomunano non li tocco neppure, mi pare che siano più d'uno.
    Le divergenze, che poi sono il sale del confronto, te le elenco in ordine puntato, come al liceo ci insegnò a fare l'indimenticato professor Guglielmino.

    1) Non concordo che l'esposizione pubblica di un Presidente del Consiglio sia paragonabile a quella di un direttore di una testata giornalistica, per quanto importante. La differenza sta nel fatto che la prima è una carica elettiva, il secondo un incarico lavorativo privato, per quanto portatore di notorietà (peraltro, di Boffo personalmente non tenevo a mente neppure il nome prima del dossieraggio di Tirapiedi Feltri; di Berlusconi, ahimé, avevo mio malgrado già sentito parlare).
    Non appaia un cavillo, le due posizioni sono molto differenti: chi è eletto deve dare continua trasparenza di essere degno della carica, chi -da direttore di testata- diffonde notizie e opinioni deve solo preoccuparsi che siano veritiere le prime e sensate le seconde. Mentre Boffo potrebbe dire "pesate le mie opinioni e lasciate stare i miei fatti privati", ben difficilmente un premier che fra un Family Day e la proclamazione di valori cristiani a proposito della vita di Eluana Enlgaro ci infila... quel che ci infila, potrebbe dire che sono solo fatti suoi.
    Tanto è vero che nessun altro giornale (e non mi si dica che sono tutti di sinistra) si è soffermato più di tanto sulle (supposte) malefatte di Boffo.

    2) "La sinistra per prima" è inesatto. Per terza, semmai, dopo le donne di Fare Fronte (PdL, area Fini)e la moglie del Berlusconi stesso. Repubblica, peraltro in compagnia di tutto il resto della stampa, ha solo ripreso il tema. E anche sulla identificazione della sinistra parlamentare (il PD) con Repubblica, Pietro, ti taccio pubblicamente di approssimazione; che invece il Giornale sia la bocca del Berlusca, mi pare che concordi.

    RispondiElimina
  2. [...]

    3) Ti sorprenderò, forse, ma condivido il tuo fastidio per Di Pietro. Dove non concordo, è nell'ascriverlo alla sinistra, e dubito che concordi anche lui. E' fin troppo evidente l'imbarazzo nel PD ad averlo a fianco nell'opposizione, e sono continue le prese di distanza dai suoi toni. C'è un antiberlusconismo di sinistra e uno populista, e non sono la stessa cosa, per quanto sia legittimo che esistano entrambi; che non esista un corposo antiberlusconismo di destra, semmai, è cosa che non cessa di preoccuparmi.

    4) Antiberlusconismo (e qui riprendo un tuo interessante post che però sono troppo pigro per andarmi a cercare, quello che incitava il PD a esprimere qualcosa di più che il semplice antiberlusconismo): da un lato, non è vero che dal PD non arrivino proposte. Franceschini, per dirne una, ha proposto all'inizio della crisi un intervento di sussistenza per i contratti a termine non rinnovati, che sono poi disoccupati come gli altri; piace, non piace, era una proposta. Se i media, tutti impegnati a difendere o accusare il membro di Berlusconi, non se la sono cagata di pezza (e perdona il latino) non è colpa di Franceschini: è colpa di Berlusconi. Perché non solo detiene le tv, ma perché in quindici anni ha modellato le stesse -e attraverso queste l'attenzione degli italiani, che hanno tutta la colpa di essersi fatti modellare- sul plebiscito o sull'esecrazione della sua persona.
    L'antiberlusconismo è tanto in voga perché in questo paese non si può parlare d'altro che di Berlusconi.
    E' un po' come Mourinho (altro tuo pregevole post), si parla solo delle sue dichiarazioni e se fai rilevare che l'Inter gioca in maniera noiosa, lui fa il pagliaccio e già del gioco dell'Inter non si parla più.
    L'antiberlusconismo, dammi retta, è anche quello colpa di Berlusconi, anzi, è una delle sue più grandi colpe.

    5) La risoluzione del conflitto di interessi. Ti do ragione, ma solo a metà. Il primo, breve, governo Prodi, sbagliò, e lo sbaglio è da imputare principalmente a D'Alema. IL secondo, brevissmo, invece ci tentò, ma fu ostacolato da un ministro che, a capo di una corrente di tre (TRE) senatori, fece balenare un possibile, ennesimo, intoppo parlamentare con rischio di crisi di governo (se non ti ricordi chi è, ti aiuto: attualemente ricopre un seggio parlamentare conquistato col centrodestra, a mo' di paga di Giuda).
    Insomma, 'un se poteva fa'.

    Questi i punti di dissonanza, Pietro.
    Invece, con il tuo augurio che il futuro governo di sinistra (governo Serracchiani, che si insedierà nel 2034 alla morte di Berlusconi) risolva il conflitto di interessi, non posso che concordare.

    RispondiElimina
  3. Te l'ho già deto: se ti candidi tu, ti voto. Prometto. Ma mi raccomando: cchiù pilu pe' tutti!

    RispondiElimina