giovedì 6 ottobre 2011

Stay hungry. Stay foolish

Quando nel 1998 dovetti cambiare il PC, decisi di fare un'indagine di mercato e entrai, quasi per caso, in un Apple store di Milano, in via Lazzaro Palazzi. La mia era solo curiosità, non avevo intenzione di comprare un Mac, e ne uscii con in mano l'ordine di un iMac rev. B, colore azzurro bondi, l'unico disponibile.
Iniziai a documentarmi, a girare nel mondo dei forum di argomenti Apple, confrontandomi con i terribili Mac-evangelisti, alcuni simpatici e collaboranti, altri profondamente stronzi come tutti coloro che ritengono di essere investiti da una Verità superiore.
Al lavoro mi presero tutti in giro, a cominciare ovviamente da coloro che poi, seguendo l'onda, diventarono del tutto Apple-addicted: MacBook pro, iPhone e iPad contemporaneamente, hai visto mai che ti sfugge qualche app.
L'iMac rev. B: bello, eh?...
All'epoca, a dire la verità nuda e cruda, qualche ragione da vendere l'avrebbero anche avuta: il prodotto era esteticamente splendido, tecnologicamente innovativo (comparivano le prime porte USB e scompariva lo slot per i floppy disk, che credevamo indispensabili) ma ancora comunicava poco con il resto del mondo e in particolare con i software Microsoft.
In compenso: la connessione internet, ancora avventurosa con Windows (in quegli anni dovevamo connetterci con uno strano software che si chiamava Trumpet Winsock e solo dopo un po' comparve la più semplice  connessione remota, tutte cose che i bimbiminkia che oggi si reputano smanettoni non sanno nemmeno cosa siano), diventava semplicissima con quel testone azzurro che, per di più, non si prendeva i virus. Non si passava attraverso il vecchio Dos che, giova ricordarlo, è ancora la piattaforma di lancio di Windows 7, ultima attuale versione dell'ambiente operativo Microsoft, una scopiazzatura di un qualsiasi Mac OS. E poi, usare un Mac faceva fico: ti dava l'idea di appartenere a una comunità elitaria che davvero pensava differente, come diceva la pubblicità.

Oggi usare un prodotto Apple non è più pensare differente: è seguire l'onda, adeguarsi, convincersi di non poter fare più a meno di qualcosa che ha cambiato definitivamente la nostra vita, il nostro modo di guardare al mondo. A tal punto ci ha cambiato l'uomo di Cupertino che ha introdotto il concetto di personal computer.
Potremmo decidere di fare a meno alternativamente dell'iPhone o dell'iPad, ma difficilmente rinunceremo a entrambi. Io per esempio non uso l'iPad, ma l''iPhone è cementato nella mia tasca ed è diventato uno strumento indispensabile del mio lavoro - grazie a tutti gli applicativi medici - e del mio tempo libero, anche perché nella sua versione 4 le foto sono diventate veramente le migliori possibili per un telefono.
Oggi pensare differente potrebbe essere utilizzare un Nokia da 30 Euro che faccia solo il telefono e che sì, forse ti distinguerebbe come libero pensatore un po' snob ma poco credibili e un po' paraculo, come quelli che non tengono la televisione in casa e poi la vanno a vedere dagli amici o sul computer. 
Ma all'epoca noi eravamo diversi: come Steve Jobs, che oggi ci ha lasciati, ci mettevamo di traverso al conformismo delle anime morte che si riconoscevano nei prodotti plastificati di assemblaggio che davano l'illusione di costare meno e che poi erano sempre in manutenzione, mentre il mio testone azzurro non si ruppe mai, concedendosi solo ogni tanto qualche piccola "bombetta" di sistema: niente che non fosse ovviabile con una bella chiusura forzata.
Guardo tutti i ragazzetti che girano con il loro bravo iPhone in tasca e tutti i miei colleghi e amici più vecchi e rimbambiti che, all'epoca, mi prendevano per il culo per la mia scelta e adesso smanettano sull'iPad come facevano da adolescenti davanti ai fumetti di Lando e del Tromba: li compiango perché non sono mai stati affamati, perché non sono mai stati matti.
Dove eravate quando io pensavo differente?
Troppo comodo adesso



3 commenti:

  1. Ti si fossero brasati su un Mac due capitoli di tesi a meno di un mese dalla data di laurea e avessi dovuto rifarli daccapo spendendo notti e bestemmie sicuramente avresti fatto la migrazione su Windows in tempo reale pure tu.
    Perché tu fai il fenomeno parlando del 1998, ma lo scrivente digitava su Mac nel 1990... Ed era un Mac datato 1986.
    Il tuo amico Barba

    Inviato da iPad

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  2. Giorno dottore,

    un link per un piccolo sorriso, da una sostenitrice di Mac, ma che non se li può permettere fuori dall'orario lavorativo :-)

    http://www.youtube.com/watch?v=5mo5KQKiNwQ

    Paola - Luigia Airaghi

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  3. Carinissime queste pubblicità: non le conoscevo proprio!
    Io il mio MacBookPro 15' l'ho preso da un mio collega che l'aveva comprato 6 mesi prima ma che voleva a tutti i costi quello nuovo in monoblocco di alluminio...

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