sabato 10 settembre 2011

Le vedove

Io al mattino, andando a lavorare, passo accanto a un cimitero che, all'ora in cui passo, trovo sempre chiuso.
Ieri mattina ci sono passato davanti più tardi, essendo stato rallentato da un intoppo (ammesso che si possa definire così l'aver riempito un serbatoio di gasolio con 25 lt di benzina verde) che mi ha costretto a fare una gita dal meccanico; e così ho potuto vedere le vedove.

Anni fa, la signora MCC, spigolosa sorella di un nostro amico di famiglia, aveva affermato davanti al placido marito che la condizione ideale per una donna è la vedovanza: in buona sostanza, soldi di pensioni di reversibilità e nessun vecchio rompiballe da accudire. Fu accontentata di lì a un anno, ma non visse - ahilei - a sufficienza per godersi il suo nuovo e ambito status.
Lei tra l'altro ragionava da cittadina, ma in un paese quella delle vedove è una confraternita importante.
Le ho viste, l'altra mattina: un gruppo di una dozzina di signore, fra i 70 e gli 80 anni, che uscivano in gruppo dal cimitero.
La visita al Caro Estinto è un'occasione sociale in cui il marito è un pretesto per un momento di condivisione, un di più preparatorio ad altri riti come il caffè, le ciacole in compagnia, la convinzione di appartenere a una comunità di sodali, una specie di società di mutuo soccorso.
C'è nella donna - qualunque donna - una capacità di sopravvivere a qualunque tristezza, anche alla morte del marito con cui si sono condivisi decenni spesso difficili, fra difficoltà economiche e mugugni degli uomini al ritorno dal lavoro, carrelli della spesa strapieni e cene da preparare anche quando non ne hai voglia, figli ingrati ed esigenti e amplessi da consumare come una naturale deriva del lavoro quotidiano, conti da far quadrare a fine mese e congiunture di ogni genere e grado.
E, soprattutto, uomini che si aspettano che tutto sia sempre dovuto, e che diradano la tenerezza come i capelli sulle loro tempie, come le foglie sugli alberi in autunno.
Nella confraternita delle vedove che mi è apparsa ieri come una tranquilla fiumana che sciamava fuori dal cimitero, io ho visto la serenità di chi ha dolorosamente sopportato prima la vita, e poi la morte del compagno, e che adesso è pronta ad affrontare una vita di solidarietà con altre amiche che condivideranno la stessa tranquilla quotidianità fatta di assenza e di televisione.
In fondo, la donna sopravvive nonostante l'uomo

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