sabato 8 gennaio 2011

Nessun uomo. Proprio nessuno


Mi secca notevolmente sprecare ancora con Cesare Battisti lo spazio che Blogspot offre per le mie elucubrazioni (oggi giunte al centocinquantesimo cimento), ma purtroppo mi tocca.

Ancora una volta la colpa - se così posso dire - è del Corriere della Sera che sembra stia facendo tutto il possibile per indurre me e altri liberals a tornare su testate più destrorse. Io non vorrei farlo, capite, ma se continuo a trovarmi fra le mani articoli come questo a firma di Ernesto Galli della Loggia, temo che sarà inevitabile.
Ci tengo a fare una premessa: dissento spesso dal pensiero di EGdL, ma ne rispetto il pensiero e l'acutezza dell'esposizione. E' una penna di sinistra, ma lo è in modo intelligente e non trinariciuto come molti suoi colleghi, anche della stessa testata (e mi riferisco per esempio a quel Paolo Franchi di cui mi sono occupato nell'articolo precedente a questo). 
Ma oggi EGdL ha svaccato. 
Partendo da una premessa giusta e doverosa (che potremmo sintetizzare con "Perché all'estero nessuno ci caga?"), il politologo ha creduto di identificare i motivi del nostro declassamento presso la comunità internazionale in una serie di ragioni che sono le stesse che potremmo sentire da Santoro o Travaglio.
In buona sostanza, secondo il politologo, se noi italiani veniamo considerati meno di zero dai brasiliani e dai francesi che si fanno gli emeriti cazzi loro con i criminali nostrani, la colpa è, nell'ordine:

  1. di Berlusconi
  2. di mafia e camorra
  3. del Cattolicesimo

Il problema, se posso dire, è che questa storia di Battisti invece è proprio una questione esclusivamente di sinistra, che nasce dall'arroganza di una gauche radical chic internazionale che si attribuisce la possibilità di rovesciare i verdetti delle giurie di un'altra nazione in nome e per conto di un idealismo barricadero di cui il criminale, miserabile e patetica figura di cialtrone assassino travestito da rivoluzionario, diventa un simbolo in mancanza di meglio. 
Perché il problema vero è questo: è dai tempi di Che Guevara che questa gente non ha più un ideale in cui riconoscersi: e, in mancanza, va bene anche il terrorista che spara alla schiena, basta che lo faccia da sinistra.
Quindi, quello che maggiormente mi disturba non è il provincialismo all'incontrario di cui EGdL accusa tutti gli italiani che non la pensano come lui (fingendo di dimenticare, peraltro, che i punti più bassi della considerazione già scarsissima che l'Italia gode all'estero, li abbiamo toccati durante i due pessimi governi Prodi); no, quello che mi offende profondamente è che un Lula qualunque decida di tenersi sotto le ascelle un escremento come Battisti affermando di tenere per la sua incolumità.
Questo non lo accetto da un Lula: sarebbe come farsi dare lezioni di castità da Ilona Staller.
E qui giova ricordare Ramon Mercader.

Chi era costui?

Fratello dell'attrice Maria Mercader - e quindi, zio del neosessantenne Christian De Sica - Ramon Mercader fu l'agente del NKVD (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni: siamo ovviamente in Unione Sovietica ai tempi di Stalin) che il 20 agosto del 1943 andò a piantare una picozza nella testa di Lèv Trockij. Mercader si prese la briga - e di certo il gusto, come cantava Fabrizio De André - di andare a cercare il rivoluzionario considerato dissidente sin nella sua dimora a Coyoacan, in Messico.

Cosa lo aveva spinto?
Semplice: fu la celebre affermazione di Stalin, che così risolse la questione-Trockij: "Un uomo, un problema; nessun uomo, nessun problema".
Per Mercader inseguire in capo al mondo un rivoluzionario dissidente fu un atto di fede; ma credo, senza timore di smentite, che per far fuori non un uomo, bensì una testa di cazzo come Battisti, se questo fosse così desiderabile, basterebbero una ventina di euro elargiti a un qualunque favelado locale. In altre parole, Battisti sarebbe teoricamente molto più in pericolo in Brasile dove una vita vale davvero poco, che non nell'ipergarantista Italia ove potrebbe contare almeno su uno sciopero della fame di Pannella per farlo uscire dal gabbio.
No, Lula: a noi Italiani interessa che Battisti marcisca in galera sino alla fine dei suoi giorni; e va bene anche nel democratico Brasile ove, se non altro, non ci sarà la processione di radicali e di parlamentari di sinistra a chiedere la grazia ogni due-tre giorni per questo ripugnante, vigliacco e disgustoso assassino.

PS Ringrazio il mio vecchio amico, il Barba, per avermi ricordato il modo con cui Stalin risolse l'affaire Trockij

3 commenti:

  1. Pietrone, sono perplesso, e molto.
    Guarda, ti passo di avere definito EGdL "penna di sinistra" quando sono quindici anni che del berlusconismo digerisce tutto e alla sinistra non ne passa una.
    Ti passo la bieca semplificazione del gallodellaloggia-pensiero, il quale non dice affatto che quelle tre sono le cause della brutta figura internazionale, ma che sono il cliché che all'estero ci applicano: anche che il punto più basso all'estero si sia toccato con Prodi è dal mio punto di vista affermazione molto discutibile, per quanto a destra tanto largamente condivisa quanto scarsamente documentata. Ma sta bene.
    Ti passo addirittura di aver definito "radical-chic di sinistra" Lula, quando il suo, semmai, è populismo di sinistra, e c'è tutta la differenza del mondo. Ha più a che fare col consenso televisivo nazionalpop che con i tanto disprezzati intellettuali (diverso il discorso per gli insopportabili franzosi, lì sto con te).

    Insomma, quello che alla fine mi lascia perplesso è che, alla terza rilettura, ancora non ho capito checciazzecca il Mercader.
    Stai invocando il killeraggio di Battisti alla maniera sovietica, in modo che invece di un assassino ne abbiamo due, di cui uno un po' più simpatico?
    Oppure stai affermando che sparare agli avversari è di sinistra, ascrivendo il Battisti a Stalin prima e alla sinistra poi, quando tutta la storia di Battisti (e le testimonianze del suo "gruppo di fuoco") parlano di lui come di un assassino comune?
    Oh, sarà un mio limite, ma non ti ho mica capito. MI prendi la manina e mi spieghi con parole abbastanza semplici per un non-destro cosa volevi dire?

    Il tuo sinistro dirimpettaio.

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  2. No, caro X., tranquillo: non sono diventato improvvisamente un eversivo. Se hai letto bene le mie quisquilie (e pinzillacchere) sostenevo esattamente il contrario: ho concluso il post proprio con l'idea che "...marcisca pure in un gabbio brasileiro, basta che ci stia. E chiuso a doppia mandata".
    No, quello che mi ha mandato in bestia è stata l'allusione di Lula ai potenziali rischi per l'incolumità di Battisti, qualora il suddetto arrivasse in Italia. Io giudico questa affermazione la più offensiva fra le tante fatte dai brasiliani.
    La Storia ci insegna che se un governo non democratico dovesse ritenere un personaggio come un problema (vedi Stalin con Trockij), non ci sarebbero problemi particolari nemmeno di ordine morale a farlo fuori; e spero che l'anima di Trockij mi perdoni l'accostamento a Battisti. Non è ovviamente questo il caso dell'Italia: vuoi perché la Storia ha superato certe secche, vuoi perché siamo un po' più democratici dell'URSS degli Anni Quaranta, che ben ne pensi Lula.
    Ma facciamo un ragionamento per assurdo, giusto per amore di discussione, e facciamo finta che Battisti possa essere in pericolo se abbandonato agli italiani: se proprio dovessimo temere per questo essere, credo che la sua incolumità sia più a rischio in Brasile, ove assoldare un po' di killer non mi sembra un problema particolare.
    Magari sono stato un po' stringato e il discorso finiva per essere involuto, ma l'idea è quella: non accetto questo tipo di lezioni da Lula

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  3. Allora sto con te. L'atterggiamento di Lula è inspiegabile e -comunque la si veda politicamente- fuori luogo. Per difendere un comune criminale è costretto a delineare uno scenario italiano che non ha un minimo di riscontro. in Italia non è avvenuto un solo caso di eliminazione sospetta in carcere (al contrario, per esempio, della Germania, col suicidio della bnda Baader-Meinhoff).
    Proprio per questo l'articolo di EGdL ha secondo me un suo spessore: essenzialmente, anche se non ne si condividesse l'analisi (tu no, io sì) ha il merito di portare a chiedersi perché uno può dire bestialità come quelle dette da Lula e sangarsela a livello internazionale.

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