domenica 7 novembre 2010

Sagrada Familla

Non sono omofobo.
Ho diversi amici gay, nello stesso modo in cui loro potrebbero dire di avere diversi amici etero: non c'è distinzione né categorizzazione, da nessuna delle due parti, ma solo una banale constatazione e, se vogliamo, accettazione reciproca.
Probabilmente anche i miei nonni hanno avuto in passato amici gay, ma non lo sapevano perché non esistevano espressioni come fare outing oppure coming out.
Non sono gay, ma in compenso, pur essendo credente, sono anche contemporaneamente laico e liberale e penso - fermamente convinto - che chiunque abbia diritto alla propria fetta di felicità in questo mondo. 
E' anche per questo motivo che sono a favore del matrimonio fra gay. E sono sinceramente convinto che ci si possa amare anche in famiglie omosessuali tanto quanto in famiglie etero. 
Ma sono anche nettamente a favore del pudore nelle manifestazioni sentimentali: non mi sono mai fatto vedere pubblicamente intento a cacciare la mia lingua come un formichiere in gola ad una donna; va be', forse in passato sarà capitato, quando ero un ragazzino alle prese con le prime cotte, ma comunque anche quello con moderazione e tendenzialmente non nell'età adulta.

Non amo papa Ratzinger.
Cresciuto sotto il pontificato vulcanico, umanissimo eppure profondamente mistico di Karol Wojtyla, fatico a riconoscermi in questo burocrate timido ed evasivo di fronte alle folle oceaniche che si riunivano sotto il suo predecessore. Non amo la sua predilezione per quel camauro che rimanda ai vecchi ritratti di Papa Giulio II, per il trono ritirato fuori dall'armadio dopo che l'aveva messo in soffitta Albino Luciani nel 1978, per i paramenti ricamati, per tutto quell'oro che Giovanni Paolo II aveva drasticamente ridotto. Non ne amo la rigidità di fronte a tutte quelle questioni sulle quali la Chiesa dovrebbe pensare di smussare gli angoli, a cominciare dal celibato del clero, problema vivo e spinoso, fino al concetto di famiglia, profondamente cambiato in questi anni. 
Non amo quest'omino tedesco, teologo rigido e curiale, ma lo rispetto, così come rispetto (quasi) chiunque.
E' proprio per questo che io, non come etero ma come laico e liberale, mi sono sentito offeso dalla catena di lingua in bocca che si sono vicendevolmente cacciati una coorte di gay al passaggio della papamobile di fronte alla Sagrada Familla a Barcellona.

Non credo che la comunità gay possa aspettarsi accettazione e validazione del proprio status da parte della Chiesa; credo anzi, au contraire, che manifestazioni come questa siano dimostrazione di razzismo e intolleranza ben maggiore di quella che essi stessi lamentano.
Non sono a discutere di giustizia ed equità, ma la Chiesa rappresenta una religione - quella cristiana - che non prevede le unioni fra persone dello stesso sesso. Cosa ci aspettiamo che dica un Papa? Che cambi le regole delle quali è custode?
E' possibile, in astratto, che si arrivi fra un po' di tempo all'abolizione del celibato dei sacerdoti, ma la questione dello sdoganamento dell'omosessualità è tutto un altro paio di maniche e, anche lo volesse, un Papa non potrebbe metterci mano.
Ragionandoci sopra con un minimo di buona volontà, e non con l'egoismo di chi pensa di essere sempre e comunque dalla parte della ragione, si dovrebbe arrivare a considerare il fatto che realizzare una catena di baci gay davanti al Papa non è né un gesto di protesta né una provocazione: è solo un gesto maleducato, profondamente stupido e avvilente verso un uomo anziano che non può fare né dire niente di diverso da quello che dice
Non bacerei mai "avec la langue" mia moglie davanti ai miei amici, etero o gay che siano, così come non mi aspetto che lo facciano i miei amici, etero o gay che siano, davanti a me: sarebbe semplicemente una manifestazione di cattivo gusto, dall'una come dall'altra parte

Continuo con i brani tratti dalla Messa in si minore di Bach. Questo è il Benedictus, un piccolo capolavoro che propongo nell'interpretazione di Philippe Herreweghe alla testa dei suoi complessi e del tenore Chistoph Prégardien:

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