Sono le 20.19: compongo volutamente questo articolo prima che abbia inizio la grande festa.
Non sono interista, come ormai ben sanno i lettori di questo blog: quindi NON tiferò Inter, me ne fregherò abbondantemente della prospettiva di migliorare il ranking europeo italiano e, da buon rosicone, pregherò la dea Eupalla che sia favorevole ai bavaresi, che già mi regalarono anni fa una delle mie più belle soddisfazioni calcistiche quando, a San Siro, ribaltarono un risultato sfavorevole qualificandosi ai danni degli odiati nerazzurri.
Credo ragionevolmente che vinceranno gli interisti; non li chiamo cugini per spocchia, perché per me sono e saranno sempre i bifolchi arricchiti che si ritrovano nel salotto buono senza averne il rango, ma sono oggettivamente forti e molto carichi e meriteranno il punteggio che faranno.
Hanno usufruito di tutta la carica che è riuscito ad infondere loro un tecnico dotato di discreta sagacia tattica (non un fenomeno: Arrigo Sacchi, Fabio Capello e lo stesso Carlo Ancelotti quanto a questo specifico aspetto gli sono nettamente superiori), di ottima padronanza dello spogliatoio e di eccezionale bravura nel maneggiare gli umori dell'opinione pubblica a proprio uso e consumo. Una volta si chiamava vittimismo o, come si dice a Milano, fare i piangina; adesso tutti pendono dalle labbra di Mourinho come se avesse inventato lui le tattiche della comunicazione.
Comunque vada, chapeau a chi ha portato l'Inter a questo prestigioso traguardo che gli interisti non vedevano da circa 40 anni.
Come milanista vero, per quanto mi riguarda guferò.
Lo farò perché sono invidioso.
Lo farò perché l'Inter per me NON è la squadra italiana da tifare sempre e comunque, concetto che comunque non ho mai applicato nemmeno alla Juventus.
Lo farò perché trovo ignobile vedere gli odiati colori nerazzurri combattere in una finale di Champions, che è sempre stato il nostro salotto, e che essi hanno vergognosamente usurpato.
Lo farò sperando che i cari, vecchi casciavìt che m'hanno regalato intense soddisfazioni ai tempi di Vampeta, Ciriaco Sforza e Avioncito Rambert abbiano un sussulto di indegnità e se la facciano sotto di fronte a cotanto obbiettivo che, a regola, se il mondo fosse giusto, non dovrebbe MAI appartenere loro.
Ma il mondo ha smesso di essere giusto da tanto, troppo tempo, per cui mi rassegno in anticipo e alzo mestamente un calice di Tavernello che dedico, in un triste brindisi, al mio amico Stefano Barbetta, losco interista, che avrei voluto fosse a Madrid stasera.
Congratulazioni in anticipo e un sentito vaffanculo a te e a tutti gli interisti...
grazie, amico! da te anche un vaffanculo, è un augurio!!
RispondiEliminaXY
Ora, Piè, salotto buono un cazzo, perdona il francesismo. Siete storicamente la seconda squadra di Milano, quelli che hanno permesso alla Cavese il sacco di San Siro e che empiricamente hanno sperimentato variabili atte a retrocedere.
RispondiEliminaPoi un gratta e vinci, sottolineo gratta, e siete diventati ciò che non siete mai stati.
Ma sai che c'è? Che io sono Campione d'Europa! E d'Italia. E vincitore della Coppa nazionale. Tre tituli. E ti ho pure spianato tutte le volte che ti ho incontrato, con la bellezza di sei pere all'attivo e le consuete zeru al passivo.
Ergo sto GODENDO COME UNA SCIMMIA!
Io ti voglio bene, e lo sai. Sei un amico vero ed è la sola ragione per cui sei ancora in vita dopo aver relegato il Condottiero di Setubal alla coreografica presenza di capello o ancelotti. Che hanno vinto un paio di champions, è vero. Ma senza aver compiuto il gesto epico come Mou. Sia a Oporto sia a Milano.
Sulla sponda del Naviglio giusta, quella senza nebbia o elicotteri.
Saluti dall'Olimpo.