domenica 3 luglio 2011

Luglio



Ed eccoci a Luglio. 
Il tempo scandisce il suo placido ritmo e ci ritroviamo a un'altra estate, un anno dopo, un anno in più e più vecchi, ma la focaccia di Celle fortunatamente è sempre quella, e il mare oggi è grigio e tranquillo e mi riporta a casa, in questo sereno ritiro dove acquieto l'anima in tumulto.
È luglio, dicevo: quindi queste non sono ancora le mie vacanze. C'è ancora tutto un mese e qualche giorno di duro lavoro all'insegna della solitudine, perché Cristina, Giacomo e il bassotto si fermano al mare e io sentirò l'orma dei passi spietati a casa mentre penserò a tutti i problemi che mi verranno riversati sulle spalle, e nessuno me li toglierà via. La solitudine a casa, e la solitudine in ospedale, almeno per una settimana in cui - come dicono scherzosamente Simona e Matteo (gli specializzandi) - in reparto "sarò il prof": la più alta autorità, il vecchio, il riferimento. 
È Luglio, il mese della solitudine, ma anche il mese dell'opera tutte le sere, del sogno di tornare a Bayreuth, o di andare a Salisburgo, e invece mi rifaccio con i video HD che mi ha caricato su un disco il vecchio Will.
È Luglio, e c'è ancora una peritonectomia da fare, la settima per quest'anno in cui abbiamo iniziato, e tutti gli altri ci guardano ancora perplessi equamente divisi fra coloro che non sono convinti che sia una cosa buona e quelli che invece lo pensano ma non vorrebbero che la facessimo noi, ma noi ce ne freghiamo e la facciamo con amore e so di essere nel giusto quando vedo il sorriso di Maria che è venuta accompagnata dal suo fidanzato a fare la visita di controllo e sta bene, mentre l'anno scorso in questo periodo stava morendo.
È Luglio e ci sono tanti libri che mi aspettano nelle sere torride, e io che li inizio sempre tardi perché prima vado fino al castello per prendermi il gelato, e anche quello è un modo per sopravvivere alla solitudine.
È Luglio, il mese dei papà solitari, che si aggirano nelle case silenziose e nelle città vuote, covando l'angoscia sottile di chi - per un momento della propria vita - è privo di un indirizzo e di una destinazione. E sente l'orma dei passi spietati

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