martedì 21 agosto 2012

Dizionario delle vacanze


·         Ed ecco, giunto quasi alla fine delle vacanze, il dizionario che si riferisce a questo meraviglioso periodo. Non è completamente affidabile né esauriente, ci sono alcune mancanze e alcune ripetizioni, ma permette qualche riflessione dolce-amara sull'indispensabile periodo in cui si abbandona per un periodo adeguatamente lungo il posto di lavoro.
      Tante riflessioni in libertà e una considerazione finale: non è che alla fine è meglio Milano?...


    A come ANCORA UNA VOLTA CELLE: ebbene sì. Il Ponente, prevedibile e noioso, offre l’unica risorsa veramente desiderabile per il cittadino in vacanza: il riposo, in tutte le sue forme più pigre
·      B come BALCONCINO (VISTA MARE): è quello che qui chiamano “poggiolo” ed è quello da cui scrivo le mie cose sulla tastiera del MacBook (ebbene sì, sono un Mac-onanista). Nei momenti migliori arriva un po’ di aria, ma questi sono giorni perfidi di macaia
·      C come CAFFÈ: il rito del caffè mattutino, reiterato, da solo al bar mentre contemplo i grandiosi quarti posteriori di Eva, o in compagnia di tutti gli altri sulla spiaggia – ma nella caffetteria dei bagni concorrenti – è l’unica reale alternativa di buon senso alla focaccia
·      C come CALCIOMERCATO: a meno che non siate tifosi della Juventus, candidata a vincere a mani basse i prossimi 45 campionati (e così la smetteranno di rompere i coglioni sulla storia inesistente delle tre stelle – la legge è uguale anche per loro) non c’è veramente un cazzo da ridere. Se il vostro presidente ambisce a una nuova carriera politica, anche se ormai potrebbe godersi una ricca pensione, magari circondato da giovani fanciulle in fiore; se pensate che la vostra squadra potrebbe essere rilevata da uno sceicco che, invece, non è così cretino a farsi mangiar vivo di tasse da Monti; se pensate che piuttosto che i dibattiti televisivi sul calciomercato, meglio una replica dei Cesaroni… complimenti, siete anche voi tifosi del Milan!
·      C come CODE: arrivo all’apertura del supermercato alle 8.30 e ho già 15 persone davanti al banco del pane; alla doccia sulla spiaggia c’è sempre qualcuno che mi passa davanti; nella focacceria non accendono il numerino (ovviamente per risparmiare sui talloncini di carta) e chiedono “A chi tocca?...” con voce talmente lagnosa che mi induce a uscire immediatamente. Magari sono particolarmente sfigato io, ma è difficile non pensare a una predestinazione
·         D come DELLE VACANZE (COMPITI): convincere un figlio a farli quando ha tutt’altro per la testa è un’impresa praticamente disperata. Se lo invito a farlo tramite Facebook, poi, ci si mette il tremendo, insopportabile e comunardo Luca Rebeggiani a fomentare la lotta di classe…
·      E come EPPURE L’ANNO SCORSO SI STAVA MEGLIO: il vacanziero stanziale è logorroico, ripetitivo e anche un filo nostalgico. Nella sua mente l’estate precedente era meglio: più fresca, ogni tanto pioveva, il pane costava meno, la focaccia era meno unta, il cielo un po’ più blu, il mare più pulito, il gelato meno caro, la gente rompeva meno i coglioni. Andando ancora più indietro nel tempo, nella nostra memoria, la sera dopo il tramonto ci mettevamo il golf perché faceva freddo e dormivamo con la copertina di lana; e dopo ferragosto rinfrescava sempre. E se anche ce lo dimenticassimo, ce lo ricorderebbe l’ennesima replica di “Sapore di mare”: la Versilia che tutti abbiamo vissuto e che adesso non esiste più
·        F come FOCACCIA: lo so, lo so, è probabile che abbiate pensato a un altro vocabolo che inizia con la “F” ma la focaccia ligure, grondante olio e intinta nel sale, cibo economico solo nella nostra immaginazione ma non nella praticità dei liguri, è il simbolo stesso della vacanza sul Ponente. Vi dileggeranno, commenteranno il vostro girovita, vi diranno che fa male alla pressione. Lasciateli dire
·     G come GENTE DA SPIAGGIA: sempre gli stessi, da anni; sempre le stesse menate. Persone anziane che passano il loro tempo a raccontare gli interventi cui sono stati sottoposti durante l’inverno, sempre con tono da sopravvissuti. Squinzie di infimo ordine che non avrebbero nessuna possibilità in posti elitari come Santa o la Costa Smeralda, qui a Celle si sentono come Belèn. Qualcuno/a cerca di darmi del tu, io resisto. Cristina riesce a far comunella con (quasi) tutti, io mi chiamo fuori e riesco a evitare (quasi) tutte le discussioni a sfondo medico; e la mia Dolce Metà dice che sono un orso. Alla peggio, il mio Kindle e le cuffie nelle orecchie riescono a far desistere il rompicoglioni più coriaceo
·      H come HANNO ROTTO LE PALLE: le persone della spiaggia che ti danno i consigli su come curare la moglie (“…ma tanto mica devo dirlo a lei che è un dottore!”); le casse acustiche intorno alla piscina al momento dell’acquagym; quelli delle previsioni del tempo nel raccontare il caldo; quelli che ostinano a chiederti di darvi vicendevolmente del “tu”; quelli che ti chiedono un consulto estemporaneo; le buone signore della spiaggia che potrebbero pensare più proficuamente a far felici quelle vittime dei loro mariti (ogni riferimento a persone esistenti è fortemente voluto)
·      H come HATHAWAY (ANNE): ovvero Catwoman, aspettando il nuovo Batman il cui cattivo (Bane) ha ispirato l’ennesimo ragazzo pazzo stragista americano. È la diva più sexy del momento? Secondo il già citato Barba (vedi due voci sotto), sì; e anche in questo caso, sono costretto a dargli ragione
·      I come I-PHONE: secondo il mio vecchio amico Sandro, l’oggetto più sopravvalutato degli ultimi anni; secondo me, la genialata che ha costretto tutti a adeguarsi a un nuovo concetto di telefono, e chi non ce la fa a star dietro scompare (vedi BlackBerry). In spiaggia ce l’hanno quasi tutti: un caso?
·      K come KINDLE: oh, qui aveva ragione il Barba (mi duole doverglielo dire, lui ovviamente gongola e si pavoneggia): è di gran lunga il migliore ebook reader in commercio, e anche il più cool. Sulla spiaggia se lo mangiavano tutti con gli occhi e me lo invidiavano molto più dell’iPad, bello ma ormai molto cheap anche nell’immaginario collettivo
·      L come LAVORO: un pensiero nemmeno tanto lontano, un sottofondo perennemente presente. Forse è vero: non si riesce a “staccare” mai completamente
·      M come MONTI: li rimpiangi con il caldo; poi pensi che è il cognome di quello che ti sta tar-tassando, e ti accontenti dei mari
·      N come NOTTE DI SAN LORENZO: è la storia della mancata sagra alimentare dei Ferrari, per la prima volta dopo tanti anni. Peccato…
·      O come OPERA: ascoltare nelle cuffie dell’iPhone il “Tristan” diretto da Bernstein (ma anche “Atom heart mother”, già che siamo in tema di classici) mentre guardi il tramonto sul mare è una di quelle piccole gioie della vita senza prezzo
·      P come POLITICA: toh, esiste ancora?... Dai giornali scopriamo le nostre esigenze di un grande centro. A me mancano le litigate politiche di una volta. È vero, sono invecchiato
·      Q come QUOTIDIANO: sull’iPad. Costa di meno, lo ingrandisci a tuo piacimento, è ricco di contenuti multimediali, lo puoi iniziare a sfogliare dalle 6 del mattino. Proprio senza difetti? No: lo schermo retroiiluminato è pessimo per la lettura al sole e manca l’odore della carta stampata
·      R come ROMANZO (MIO, IN GESTAZIONE): suspence, sangue, sesso sfrenato, mistero, psicanalisi, rapimenti, tradimento, sorpresa finale: tutto questo e molto altro ancora nel grande noir che tutti stanno aspettando. È Bea la grande donna dell’estate! Fra poco anche in libreria e, ovviamente, nei vostri ebook reader!
·      S come SUPERMERCATO: sfornito di tutto, con personale di una lentezza irritante, alle casse ti chiedono anche le monetine da 1 e 2 centesimi ma in compenso manca l’acqua minerale. Come diceva Mario, l’altra mattina: “E’ l’unico posto dove non riesci mai a comprare lo stesso pane che ti hanno dato il giorno prima”. A casa nostra, un posto del genere non sopravvivrebbe più di una settimana
·      T come TORMENTONE: per qualcuno è il “Pulcino pio”, per me sono le menate sul caldo tropicale, su quanto dura, su quanto percepiamo e sul nome da dare al centonovantasettesimo anticiclone che proviene dalla Libia nel giro di un mese e mezzo. Io patisco orribilmente il caldo e sogno il prosaico condizionatore di città
·      T come TROLLARE: se avete un figlio teen-ager, questo è il verbo della sua estate; conseguentemente, lo è anche della vostra. È tutto un susseguirsi di troll-face, troll-song, “Papone, mi stai trollando?”, LOL! e via discorrendo. Cosa significa trollare? Indefinibile: qualcosa come “prendere per il culo”, ma con il sorriso e un pizzico di ironia. Difficile seguire un figlio sul suo stesso terreno… ma ci si può provare!
·      U come UH, CHE BEL CULO: lo so, è un po’ tirata. Ma trovare qualcosa che incominci con la “U” e abbia un senso è un po’ difficile; per cui meglio questo estemporaneo omaggio al trionfale posteriore femminile, che ogni tanto (non sempre: ecco perché l’esclamazione) trova la propria glorificazione deambulante sulla spiaggia
·      V come VEDERSI: è l’imperativo che avevamo condiviso il dottor Gianluigi Taverna (amico e meraviglioso urologo del mio ospedale) e io; ovviamente, per i motivi più vari è andato tutto a puttane, come peraltro ampiamente previsto. Ciò non gli impedirà di rompermi i coglioni, al momento in cui, effettivamente, ci rivedremo; e lo farà perché sarà di pessimo umore per aver rincominciato a lavorare
·      V come VIAGGIO: è quello perennemente programmato sin dall’inverno, verbalmente reiterato durante il mese di agosto (“Cosa ne dici? Potremmo andare a…” e segue elenco di possibili destinazioni) e sistematicamente annullato dalla moglie (“Ma sei scemo, con questo caldo?”). Il viaggio è quella cosa che esiste solo come idea, poi rimani sempre lì, sulla spiaggia, con i tuoi rompicoglioni
·      W come WHATSAPP: ottimo mezzo di comunicazione gratuito fra utilizzatori di iPhone e altri modelli intelligenti di telefonia. Solitamente permette garbate prese per il culo fra me e il già più volte citato Stefano Barbetta; d’inverno, invece, è il mezzo di comunicazione preferito dalla mia collega Simona. E meno male, visto che parla con ultrasuoni
·      Z come ZERBINI: i mariti/compagni che accettano le bizze delle aspiranti vamp da spiaggia (di basso profilo) si candidano a una permanenza fatta di letture solitarie non volute – come nel mio caso – ma necessarie. Ma col termine "zerbini" indichiamo anche i milanisti che si fanno camminare sopra dai gobbi (juventini, ndr) e ridere addosso da tutte le società calcistiche più scascionate dell'universo cui vanno a chiedere in prestito calciatori indegni -in altri tempi più felici - di scaldare anche la panca...

Come si diceva, in yiddish? Oh vey! Poveri noi...

1 commento:

  1. Ottimo resoconto, il mio dovrai aspettarlo a fine agosto ma nel frattempo posso confermarti che trollare significa proprio ciò che hai scritto anche se io lo definirei in termini meno fini come: rompere i cocomeri! (mi son limitata). Termine nato nelle chat e nei social network purtroppo :(

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