Quella che segue è una conversazione occorsa questa mattina fra il Barba e il sottoscritto. Com'è noto, il Barba è interista, il che permette a entrambi amabili sfottò in occasione di partite o vicende comunque legate al mondo del calcio. Oggetto odierno del contendere è, ovviamente, Zlatan Ibrahimovic, recentemente passato nelle fila della Prima Squadra di Milano, cosa che né il Barba, né gli altri tifosi interisti hanno particolarmente gradito.
Ecco la mail del Barba:
Ho rosicato. Il giorno della firma dello svedese, ho rosicato.
Era un pò come se il parente più sciatto e trasandato avesse vinto un abito di Armani. Ibra al Milan era un ossimoro.
Mi ha dato fastidio, come se la mia ragazza fosse andata col mio migliore amico. O il mio peggior nemico, per circostanziare meglio.
Odio il Milan, ma amo Ibra.
La sincerità va sempre rispettata. E per chi ti ha fatto godere ci deve esser sempre riconoscenza.
Ibra non si è mai affacciato da un abbaino baciando la maglia per poi scappare come un ladro mesi dopo. Ibra era dalla parte giusta quando un altro brasiliano, irriconoscente e meschino, si è portato le mani alle orecchie dopo un gol miserabile quanto lui.
Ed è stato proprio Ibra, in quell'occasione, a (virtualmente) zittire il brasiliano rinnegato, annullando il peso, e il valore, della sua marcatura.
Ibra non baciava la maglia, ma segnava, sudava e vinceva.
Ibra non faceva il simpatico, ma lo diventava a suon di gol.
Ibra esigeva rispetto, e se veniva fischiato alla media di un gol a partita, mandava affanculo. E faceva gran bene, per inciso.
Ibra è un professionista e come tale s'è comportato, scegliendo una squadra più forte e un ingaggio più alto.
Che poi la squadra vincente sia stata quella che ha lasciato, poco importa.
La sincerità va sempre apprezzata.
Grande Ibra! Con l'augurio sincero di tanti (ininfluenti) gol
Ed ecco la mia risposta:
Tu lo ami ancora, in fondo. Ti capisco: ieri sera con noi ha fatto quello che spesso ha fatto con voi, e cioè caricarsi la squadra sulle spalle e vincere la partita. Va be', c'è stato il contributo non banale di Ronaldinho, un altro che ogni tanto sembra svegliarsi dsl sonno dei giusti, ma insomma ha fatto quello che, ai tempi, era il tanto decantato "schema di Mourinho".
Per il resto non posso che essere d'accordo con te, con particolare riferimento al fatto che non stiamo parlando di "bandiere", bensì di professionisti: e' solo il popolo ebete di noi tifosi che e' convinto che i giocatori siano sentimentali. Giuseppe Meazza, "bandiera" nerazzurra, ha giocato anche nel Milan e persino nella Juventus! E stiamo parlando di tempi in cui i soldi non avevano ancora la valenza attuale!
Dici di Kakà: io lo ricordo ancora con affetto per le cose meravigliose che ha fatto nel Milan, per come m'ha fatto godere. Ricordo che la prima sega me la feci quando il mondo si accorse di lui, alla faccia di quell'idiota dell'avvocato Agnelli che aveva detto, dopo che l'avevamo acquistato, che la Juve non avrebbe mai potuto acquistare un giocatore con un nome così sgraziato. Fui contento quando il Milan lo diede via: da noi aveva chiuso il suo ciclo. Mi chiedevi cosa proverei se l'Inter lo comprasse: io ti rispondo "Nulla". E' un professionista, per di più alquanto scardinato: può andare dove meglio crede e, adesso come adesso, ovunque vada non fara' più la differenza.
Tu sei un romantico: credi ancora in un calcio fatto di bandiere perché e' quello con cui sei cresciuto. Per quanti anni Bordon ha giocato nell'Inter? O Facchetti? O Beccalossi? O Altobelli?
E il buon Fraizzoli che amministrava il tutto come un buon papa' rincoglionito, facendosi abbindolare da Mazzola? Persino Pellegrini, sicuramente più imprenditore e spregiudicato, era talmente tifoso da negare Sabato, giocatore - oggi lo sappiamo - di una modestia imbarazzante all'odiato Milan.
E persino Moratti, con quel suo socialismo umanitario da "Cuore" di De Amicis, che diventa papa' putativo di Ronaldo e Recoba, e che accoglie fra le sue braccia il cardiopatico Nwankwo Kanu facendolo operare (e permettendogli così di trovarsi una squadra più gradita) ha a lungo invalso nel tifoso nerazzurro l'idea di un romanticismo d'antan da bandiera sotto cui riunirsi.
Io non ci credo, mi spiace.
Ibra - che oggi veste i colori più belli del mondo, della Prima Squadra di Milano, quella vera, quella più blasonata, quella che ha vinto di più in Europa e nel Mondo, non quella dei quattro guitti squinternati che, guidati da un villanzone linguacciuto, ha usurpato la Coppa dei Campioni - Ibra, dicevo, magari l'anno venturo andrà a Manchester. Faccia quello che vuole: se avrà fatto tanti gol come quelli che gli ho visto fare ieri sera, gli andrà la mia eterna gratitudine.
Bandiere? Sai come diceva Totò? "Ma mi faccia il piacere!". Nemmeno Meazza lo e' stato...
Ti abbraccio
Ecco.
Ognuno giudichi secondo il proprio gusto.
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