Vorrei scrivere qualche considerazione in merito all’ennesima richiesta di lockdown duro avanzata dal solito Walter Ricciardi (il quale peraltro, un anno fa, diceva che il nuovo coronavirus era meno pericoloso dell’epidemia dell’influenza).
Non entro in meriti politici, perché mi sembra che la vicenda sia cavalcata abbastanza da diverse fazioni che stanno mettendo in campo interessi che poco hanno a che fare con la salute pubblica.
Non entro nemmeno in meriti epidemiologici e statistici, sui quali
non ho nessuna esperienza professionale; mi limito a ragionare per conto mio, proponendo la riflessione su una serie di punti.
Primo: la pandemia ha fatto danni non solo sulla salute, ma
anche sull’economia. Danni gravissimi, probabilmente incalcolabili, forse
paragonabili agli effetti devastanti di una guerra mondiale. Credo che sia
questa la ragione per cui i governi dei paesi meno abbienti (il nostro, per
esempio) hanno provato a confrontarsi con la possibilità di navigare a vista
dopo la “prima ondata”, quella appunto del lockdown duro e generalizzato che,
di fatto, NON ha eliminato il virus; ne ha ridotto l'impatto, certo, ma provvisoriamente e permettendo la sua sopravvivenza in un "santuario" che ha fatto da serbatoio. In compenso, il lockdown ha fatto fallire un numero spropositato di
persone che non sono state aiutate adeguatamente da chi avrebbe dovuto sovraintendere a un periodo tanto difficile
Secondo: il lockdown, in altre nazioni (Germania, per
esempio), viene adeguatamente supportato dallo Stato. Da noi, i cosiddetti “ristori” erogati (in ritardo e in scarsa misura) per le
categorie penalizzate, sono le proverbiali quattro pelli di peperone, che non
servono a niente e a nessuno. Da noi, cade il governo. Da noi, i cittadini vengono abbandonati a sé stessi. Abbiamo la forza di sopportare una chiusura totale di almeno
tre mesi, visto che i due mesi dell’anno scorso non sono serviti a niente (il
miglioramento dei dati è stato solo transitorio…? Questa secondo me è la
domanda vera cui dare una risposta
Terzo: il rischio della “terza ondata” è sicuramente reale,
ci mancherebbe, ma attualmente siamo in una fase di oggettiva, discreta
gestibilità di un contagio che – in questo momento – per preoccupante che possa essere, non ha i numeri di qualche
mese fa. Per proporre una misura così drastica e drammatica, devi essere molto,
molto credibile; e non in modo retrospettivo, ma prospettico, portando dati
statistici attendibili. E questi dati mancano, perché non abbiamo la tracciabilità
Quarto: a questo proposito, Ricciardi afferma che un lockdown
duro ma breve permetterebbe di riprendere il tracciamento che attualmente
sfugge. Anche Nino Cartabellotta, della Fondazione GIMBE (altro grande sponsor
del lockdown), afferma: Chiudere tutto
per 2 settimane significherebbe abbassare la curva per poter riprendere il
tracciamento, ma secondo Cartabellotta, «non tutte le regioni sono pronte
all’attività di testing e tracciamento. Dobbiamo decidere se siamo disponibili
ad accettare una restrizione maggiore per abbassare la curva, oppure se
accettiamo di avere un 2021 che andrà avanti con stop & go».
Quinto: la concentrazione delle risorse sul solo
Coronavirus come unico problema sanitario meritevole di cure, ha portato, come conseguenza, il peggioramento di altre malattie -
i tumori, per esempio - che sono state trascurate, sia come diagnosi che come
terapia e, ovviamente, follow-up. Il peggio si è verificato proprio durante e subito dopo il
lockdown. I cosiddetti “centri hub“ (centri di elevata specializzazione nella diagnosi e cura di determinati cluster di patologie), si sono rivelati ampiamente
insufficienti alla gestione delle patologie non Covid. Credo che solo fra molti anni
riusciremo a fare il bilancio di tutte le morti che si sono verificate per
colpa del Covid come causa indiretta di mancato accesso alla diagnosi e alle
cure