Qualunque possa essere oggi la scelta di Giorgio Napolitano, ciò che risulta evidente a chiunque è che chi gli propone di perpetuare per altri sette anni proprio mandato presidenziale, ha tutti gli interessi a mantenere lo status quo, e cioè la spartizione del potere fra le due forze politiche più importanti del nostro paese e che se la sono gestita in modo egemonico negli ultimi vent'anni.
E questa è una truffa commessa in evidente malafede.
Non sono fra quelli che si sentirebbe di propugnare un governo Cinque Stelle, però sto cominciando a valutarne con un certo interesse le ragioni, con particolare riferimento all'importanza di liberarsi una volta per tutte dei cascami di questo vecchio modo di far politica, talmente vecchio da rimandare ai bizantinismi della prima Repubblica che credevamo ormai definitivamente superati.
Nonostante sia lontano anni luce dal suo modo di vedere la vita, credo che Giorgio Napolitano sia fondamentalmente un vecchio galantuomo. Spero vivamente pertanto che scelga di non farsi trascinare in questo obbrobrio, che non risolverebbe assolutamente niente, anche perché il vero problema non è la scelta di un presidente della Repubblica, ma la risoluzione dei problemi interni del PD che, da 54 giorni, si sta costringendo ad assistere alle faide oscene del suo Infinito Congresso.
Perché, sia chiaro, la colpa non è di Grillo, che ha raccolto in modo astuto la protesta di chi non ce la faceva più; o di Berlusconi, che è sceso in campo esattamente la sera in cui si è saputo che il candidato premier sarebbe stato Bersani. No, la colpa è proprio del PD, che ci ha trascinati e che ci tiene con la testa affondata in questa latrina.
Ritengo che non ci troveremmo in questa situazione vomitevole, se dalla dirigenza del PD fosse arrivata, sin dai tempi delle primarie, una chiara indicazione a non votare per Pierluigi Bersani, uomo di D'Alema e della dirigenza più retrograda da di questo partito, superato dai tempi e dalle logiche, espressione ormai non già del vecchio Partito Comunista - e che quindi avrebbe dalla sua almeno un po' di Storia - bensì di uno qualunque di quelle lobby da prima Repubblica che il partito che fu fondato a Livorno nel 1921 da Gramsci e Bordiga tanto osteggiava.
Il disallineamento con la realtà oggettiva, la perdita totale di qualunque connessione con non solo con la propria base ma anche con la gente comune, anche con quelli che non erano gli elettori del vecchio PCI ma che potevano eventualmente e occasionalmente essere recuperati alla Causa, l'incapacità ormai dimostrata di non saper o non poter sostenere una linea politica che sia una, la totale mancanza di autocritica, la presunzione arrogante propria di chi pensa sempre comunque di essere nel giusto hanno portato ormai questa accozzaglia di gente - cui pure io ho dato il voto - a lottare semplicemente per sopravvivere, per mantenere una poltrona, per conservare i privilegi che vengono garantiti dall'essere parte integrante di quella Casta che una volta avrebbero osteggiato.
I continui messaggi a Grillo che lo insulta; le metafore infantili; la mancanza di una linea politica attendibile; l'evidente e tenace arroccarsi su un progetto di poltrona; le infinite consultazioni con enti di nessun interesse; la tenacia metodica con cui ha bruciato prima Marini, e poi Prodi; la mancanza di motivazioni nel rifiuto di Rodotà, che pure è uomo PD; tutto concorre a disegnare un fallimento miserabile, quasi Bersani fosse una specie di Re Mida al contrario, uno che tutto ciò che tocca diventa merda. E' oggettivamente difficile essere così continuativi nelle figuracce, così metodici nell'incapacità.
Bersani ha fallito completamente, ma oltre a lui ha fallito un'intera classe dirigente che si è arroccata sulla propria presunta - e, a conti fatti, inesistente - supremazia intellettuale, come se fosse un valore su cui costruire una società migliore.
Hanno perso completamente di vista il Sol dell'Avvenire, le lotte operaie, gli ideali di giustizia sociale, quel libertè, égalitè e fraternitè di cui si erano sempre proclamati eredi, barattando la loro vocazione alla tutela degli oppressi in cambio di una presunta supremazia intellettuale che si sono arrogati più per mancanza di alternative che per meriti reali.
Hanno fallito su tutti i punti; e sarebbe un errore pensare che la colpa sia solo di Bersani, burattino nelle mani di personaggi molto più scaltri di lui, e sicuramente pronti a saltare sul carro del prossimo vincitore.
Oggi sentito alla televisione due commenti di giornalisti: uno è Alessandro Sallusti, l'altro è Antonio Padellaro. Sallusti si augura che Napolitano accetti la rielezione, patrocinando in tal modo la possibilità che si sviluppi quel governo delle larghe intese che darebbe modo a Berlusconi di poter perpetuare la propria insopportabile presenza alla guida del paese. Mi risulta difficile capire con chi dovrebbe fare questo tipo di intesa, giacché Bersani dovrebbe teoricamente abdicare; ma non è questo il punto.
Invece Padellaro, in modo secondo me molto più corretto, si augura che Napolitano non accetti mai una prospettiva del genere.
Sono ovviamente con Padellaro: non è nemmeno lontanamente pensabile che a quasi due mesi di distanza dalla fine delle elezioni che, volenti o nolenti, a torto o a ragione, hanno di fatto sancito un cambiamento epocale nel nostro paese, siamo ancora qui a menarcela con gli attori della precedente commedia che tanto volevamo finisse.
Per cui diamoci da fare a trovare un Presidente, non obbligatoriamente esponende del PD, condiviso dal tutte le forze politiche in campo, auspicabilmente non ottuagenario, che detti le regole di una linea politica che sia finalmente espressione di quello che è saltato fuori dalle ultime elezioni.
Da vero liberale quale sono, auspico che il PD si trovi un leader che faccia piazza pulita di tutti cascami di una generazione che non ha più nessuna ragione di essere o di dettar regole, che trovi nuovi canali di comunicazione abolendo una volta per tutte una presunta superiorità morale che non esiste e non ha nessuna ragione di essere, che si impegni a collaborare per governare questo porco paese
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