Un argomento che mi irrita profondamente, particolarmente in questo periodo, è l'utilizzo sui social forum di immagini di bambini disabili, Down, feriti o maltrattati, oppure immagini di animali maltrattati con punte particolarmente splatter come quella che ho visto qualche sera fa, rappresentante un gruppo di ragazzi che potrebbero passare tranquillamente per appartenenti a un circolo satanico, che reggevano un gatto decapitato.
L'immagine è chiaramente un fotomontaggio, non diverso da quelli che circolavano un po' di anni fa dei bonsaikitten, i gattini cresciuti - anzi, costruiti come un veliero - all'interno di una bottiglia, con tanto di cateteri per nutrirli e per raccoglierne le deiezioni; si trattava chiaramente di un fake ma, mentre quelle foto servivano per "saggiare" le reazioni della gente, queste immagini hanno solo lo scopo di incrementare i "like" correlati.
Un altro ambito molto frequentato è quello esemplificato dall'immagine alla vostra destra: in sostanza, si usano foto di bambini ammalati o traumatizzati, che potrebbero guarire con cure costosissime di cui si farebbe carico Facebook a condizione che milioni di persone condividano l'appello. A parte il fatto che Facebook ha già smentito più volte la cosa, basterebbe riflettere sul seguente aspetto: se nessuno condivide, Facebook lascia morire un bambino ammalato? Vi sembra possibile?
Un altro ambito molto frequentato è quello esemplificato dall'immagine alla vostra destra: in sostanza, si usano foto di bambini ammalati o traumatizzati, che potrebbero guarire con cure costosissime di cui si farebbe carico Facebook a condizione che milioni di persone condividano l'appello. A parte il fatto che Facebook ha già smentito più volte la cosa, basterebbe riflettere sul seguente aspetto: se nessuno condivide, Facebook lascia morire un bambino ammalato? Vi sembra possibile?
Non so, non mi è chiara la ragione per cui ci siano persone che inseguono questo obiettivo: potrebbe essere uno scopo monetario, ma la Rete su questo specifico aspetto non è molto esplicativa. Rimane invece l'interessante reazione delle persone in cerca di una sorta di autoassoluzione dalle proprie cattiverie quotidiane, ottenuta - quasi in guisa di sanatoria, oppure di condono globale - schiacciando semplicemente il piccolo pulsante "like" sulla pagina di Facebook. Ci sono un sacco di svenevoli fanciulle che si commuovono fino alle lacrime guardando la foto di uno dei tanti bambini Down che compaiono sul social forum più popolare, che si sdilinquiscono con frasi talmente sceme da essere bandite anche su "Ragazza moderna"; oppure maschioni muscolari e ipertrofici che si scatenano in minacce omicide sfidando i "mostri" che si fanno fotografare mentre aggrediscono un animale inerme.
Si tratta di derive fondamentalmente infantili, anche se animate dagli istinti migliori; perché chi mette queste
foto fa leva preventivamente sulla buona fede e sul naturale istinto dell'essere umano a cercare di sentirsi, se non buono, almeno migliore di quello che è.
foto fa leva preventivamente sulla buona fede e sul naturale istinto dell'essere umano a cercare di sentirsi, se non buono, almeno migliore di quello che è.
Il limite di un'operazione di questo genere, oltre che la sua intrinseca falsità e la ricerca di un effimero successo pubblico (quello garantito dal numero di "like"), è l'atteggiamento farisaico di chi cerca sempre di porsi in una posizione di supremazia morale rispetto a chi invece cerca di dire le cose esattamente come stanno; arrivando anche a situazioni paradossali.
In una sequela di commenti alla foto di una bimba Down, ce n'era anche uno di una donna che raccontava la propria storia di sorella di una ragazza con la stessa disabilità, e che ricordava agli altri lettori enormi difficoltà nella gestione quotidiana di un handicap (a tale proposito, consiglio a tutti la lettura del libro di Gianluca Nicoletti "Una notte ho sognato che mi parlavi", il racconto della propria vicenda di padre di un ragazzo autistico); e siamo arrivati alla situazione paradossale che lei, a contatto quotidiano con un problema così rilevante, lei che lo vive in prima persona, è stata coperta di insulti e tacciata di mancanza di sensibilità!
La vicenda dei gattini in bottiglia risale a oltre dieci anni fa (ecco il link all'articolo del solito, grande Paolo Attivissimo); eravamo ancora agli albori della Rete e già allora c'era chi ne studiava le potenzialità psicopatologiche; oggi, alla luce di quello che vediamo su Facebook, possiamo dire che nulla è cambiato nel modo di sfruttare la Rete per ottenere l'indulgenza plenaria agli occhi del mondo..
In fondo, fare un complimento alla foto di una bambina Down non costa niente e ti fa sentire meglio
Nessun commento:
Posta un commento