Ze
Love è il nom de plume di tale Ze Eduardo, oscuro e scarsissimo giocatore brasiliano in forza
al Genoa e oggetto, qualche giorno fa, di rapida trattativa fra Galliani e
Preziosi.
In
sintesi, il brasiliano ha giocato la scorsa stagione 8 partite, con uno score
personale di 0 gol fatti: pochini, se consideriamo che Ze Love sarebbe
nominalmente un attaccante e come tale sarebbe stato preso “in prova” da
Galliani. In altre parole: il giovanotto viene trasferito a Milanello e provato
da Allegri. Se convince, rimane in prestito con diritto di riscatto; altrimenti
torna a casa.
Ora,
si può stare a discutere sino a domani mattina se sia etico stare anche solo a
perdere tempo in “prove” su uno scascione che, nel Genoa, in 8 partite ha fatto
0 gol; ma tal dei tempi è il costume e questo è il pane che il tifoso milanista
deve mangiare, dopo aver applaudito – nello stesso ruolo – gente non dico come Marco Van
Basten, Filippo Inzaghi, Andriy Shevchenko e George Weah, ma anche come Oliver Bierhoff o John Dahl Tomasson (il caro, vecchio Salmone di buona memoria), tanto per fare i primi nomi che mi
vengono in mente.
Ma
il nodo è stato sciolto proprio da Ze Love il quale, ferito nell’orgoglio dalla
proposta di una “prova” nel Milan, si è
opposto alla formula ottenendo un sano calcio nel culo da parte di Ariedo
Braida, che l’ha giustamente rispedito al mittente.
E
qui si impone una piccola riflessione.
Come
giustamente notato dal mio dentista personale, amico fraterno e grandissimo
tifoso rossonero Enrico Barani, è dai tempi della cessione di Shevchenko al
Chelsea che siamo diventati lo zerbino d’Europa. Il trend attuale non fa altro
che peggiorare questa scarsa considerazione.
Ci continuano a dire che il
Milan è il club più titolato al mondo? Chi se ne frega! È roba vecchia. persino all'Inter si sono già dimenticati del Tromb-one e del triplete, che pure è più recente.
L’attualità
ci dice che il presidente vicario del Milan – uno che fortunatamente almeno ci
capisce di calcio a sufficienza per limitare i danni – da molti anni va in giro
a pietire prestiti non solo presso le altre squadre nazionali – e sarebbe anche
il meno – ma soprattutto internazionali.
Col
risultato che i dirigenti di questi club si divertono a irridere Galliani e
soci come sta facendo non solo il Real con Kakà (avanzo improponibile del
grande campione che fu), ma persino il Montpellier con tale Yanga Mbiwa e il
Marsiglia con l’altrettanto sconosciuto Kolou, valutati dai loro presidenti
cifre che suonerebbero indecorose persino per Messi o Cristiano Ronaldo.
La
conclusione è che allo stato attuale delle cose, chiunque può farsi beffe del
Milan; e la colpa, ovviamente, è solo della dirigenza.
La
proprietà si fa bella del ripianamento del bilancio grazie alla vendita dei
pezzi più pregiati, ma ignora – o fa finta di ignorare – che:
1.
di circa 10 giocatori scomparsi dall’organico,
perché venduti (Thiago Silva e Ibra) o a fine contratto (come Seedorf e Nesta),
non è stato rimpiazzato nessuno. Questo perché nessuno dotato di buon senso
considera Pazzini un sostituto di Ibra o – peggio ancora – Montolivo l’erede di
Seedord. Ai tempi che furono, questi onesti gregari si sarebbero sistemati
nella posizione più logica per loro: la panca
2.
la storia dei prestiti sta coprendo il Milan di
ridicolo. Con questa politica il Milan può assicurarsi i servizi solo di
vecchie ex-glorie bolse, oppure di scartine di terzo-quarto profilo
3.
una squadra perdente è una squadra che non
guadagna. E il Milan di adesso non può ambire di andare oltre il 5° posto in
classifica del campionato italiano, atteso che invece in Europa non andrà – se
va molto bene – oltre gli ottavi
Questa
squadra triste, malata nel gioco e povera di contenuti; questa squadra che va a
prostituirsi per avere in prestito giocatori di livello infimo, buoni solo per
una partita parrocchiale, spacciandoli per progetti di campioni, ma solo se si propongono per la mano della figlia del presidente; questa squadra che una volta
veniva considerata punto di arrivo per qualunque top player, adesso viene
rifiutata da un oscuro pedatore che di brasiliano ha solo il nome, mentre il
soprannome fa più pensare al Buddy Love del “Professore matto” portato in scena prima da Jerry
Lewis e poi da Eddie Murphy.
La
colpa, ovviamente, non è di Ze Love, che si fa i suoi interessi e che giudica
secondo quello che vede.
No,
la colpa è di una dirigenza sciagurata che ha fatto di tutto per rovinare la
reputazione e il prestigio di quella che – una volta – era davvero la squadra
più forte del mondo, che umiliava il Real Madrid al Santiago Bernabeu o il
Barcellona predestinato a vincere la Coppa dei Campioni.
Non
voglio la razza padrona, non pretendo tanto: i tempi sono cambiati.
Chiedo
solo di non rinunciare completamente alla dignità della primogenitura per un
lurido piatto di lenticchie. Alle volte c’è più dignità nella povertà vera, che
non nella falsa ricchezza
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