Lo spazio è grande - anche se più piccolo di come lo immaginavo - e affollato.
Gente che va, che viene, che parla in mezzo. Annoto rapidamente un messaggio per Vittorio: regna sovrano il chiasso e l'indifferenza. C'è un'atmosfera da mercato rionale, solo un po' più raccolto.
I giovani uomo e donna che mi accompagnano in questa strana esperienza mi dicono che poi, quando arriveremo al dunque, ci sarà un po' più di silenzio.
Un po'.
A un certo punto l'uomo là in fondo, al centro del tavolo, sullo scranno, pronuncia il mio nome.
Mi sorride, incoraggiante, mentre ripete il mio nome per intero: Pietro Francesco Bagnoli. Ha i capelli grigi, ma sembra giovane.
La gente intorno a me sembra indifferente mentre mi faccio avanti, a fatica.
Sono stranamente tranquillo mentre guardo chi mi ha chiamato in faccia, a braccia conserte, a collo dritto e a viso aperto.
Ne avrò di cose da dire, qui dentro, in questa stanza dai muri alti, piena di riflessi verdi, in cui tante parole si sono spese e tanti destini si sono consumati, adesso anche il mio.
Sono tranquillo, ma mi sento un pesce fuor d'acqua, in un mondo che non è il mio, davanti a quest'uomo sorridente che ha in mano la mia vita, la mia rispettabilità, il mio nome.
Il mio nome per intero
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