Ci avete fatto caso? A parte "produttività", il termine "flessibilità" è probabilmente quello maggiormente usato nelle riunioni di lavoro.
La flessibilità è la caratteristica più frequentemente associata - per renderlo gradevole - a uno strumento che viene accostato al tuo ano.
Ma che cos'è questo strumento?
Trattasi solitamente di qualcosa di inutile o scarsamente influente, ideato da qualcuno che viene pagato per complicare la vita a tutti coloro che di detta complicazione non avrebbero affatto bisogno, che di solito ottiene lo scopo di provocare proteste e dimissioni di massa da parte di chi lo subisce e che diventa determinante solo nei primi e tragici momenti della sua applicazione, quando cioè l'ideatore si sente più virtuoso e, conseguentemente, inflessibile nella sua applicazione manichea e geovista. La tappa successiva infatti è, ovviamente, un sano dimenticatoio: lo strumento passa di mano, viene adattato, arrangiato, manipolato e, soprattutto, interpretato: chiunque si sente in diritto di articolare un giudizio, un pensiero, una variazione sul tema. Dopo tanti passaggi dello strumento esisterà ancora, forse, il ricordo.
Ma, per il momento, lo strumento pende sulle nostre teste ancora luccicante di tutte le sue cromature, fresco di fabbrica.
Chi ascolta l'enunciazione delle virtù dello strumento ha la strana sensazione di vivere sulla luna: "Lo strumento è stato accuratamente ponderato" (come dire: mica vorrete rompere i coglioni con tutti i soloni che ci hanno pensato); "Lo strumento ha margini di miglioramento, ma ci possiamo riuscire con il contributo di tutti" (cioè: non vi azzardate a criticarlo); e infine: "Adesso lo proviamo..." (e tu pensi: dài che non sono stupidi, così capiscono che è una cagata e ce lo levano dai marroni) "...e poi dal mese prossimo diventa operativo".
Ça va sans dire!
E la flessibilità?, domando io.
Questa flessibilità intransitiva che sempre si pretende dagli altri e mai si offre dall'alto?
Cos'è infine questa flessibilità?
Un concetto?
Una monade?
Un'astrazione o una concrezione?
Parola sospesa come una mannaia sulle speranze di tutti gli operatori, anacoluto avvitato sulla logica aziendale, negazione di ogni anelito all'emancipazione del misero travet, apostrofo marrone fra le parole "t'inculo".
No, ho deciso: so che lo strumento alla fine non sarà flessibile, ma non mi fletterò nemmeno io: non si sa mai, la flessione agevola sempre la penetrazione del nemico
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