Venticinquemila euro.
Questa è la sanzione che il giudice ha comminato alla mamma che aveva denunciato una commessa di 26 anni per spalmarsi la crema in topless.
Le cose erano andate più o meno così.
L'estate scorsa, fra Anzio e Lavinio, una ragazza di 26 anni in topless era stata invitata dalla mamma di due ragazzini di 12 e 14 anni a smetterla di spalmarsi la crema perché i suoi gesti, riferiti ricchi di sensualità, turbavano i figli; siccome la ragazza ritenne di essere in diritto di continuare, la mamma la denunciò per oltraggio al pudore.
Già a fine estate, il giudice stabilì il non luogo a procedere, generando quindi una controquerela da parte della ragazza; adesso la sanzione alla mamma.
Posso dirlo sommessamente?
Sono perplesso.
Abbiamo veramente bisogno di ammorbare la Giustizia italiana - già spaventosamente lenta di suo - con cause che non stanno in cielo né in terra e che richiamano la codardia di Oscar Luigi Scalfaro in analoga situazione negli Anni Cinquanta (ricordate? Fu quando il futuro presidente insultò Edith Mingoni Toussan che si era tolta in un ristorante il bolerino dalle spalle per il caldo romano di luglio)?
Ma soprattutto mi domando che idea abbia la mamma del concetto di innocenza applicato ai suoi ragazzi, che i giornali descrivono come turbati dalla quarta di reggiseno della ventiseienne commessa.
Di grazia, in che mondo vivono? Nel castello fatato di Raperonzolo?
Non sono un moralista, anche se capisco il punto di vista della mamma; e tuttavia, atteso che il seno nudo è stato abbondantemente sdoganato sin dagli Anni Ottanta e che la televisione offre ai ragazzini in fregola ben altro che una ragazza che si spalma le pregevoli e abbondanti tette con crema solare, mi chiedo: chi è veramente turbato?
I ragazzini?
O la mamma?
E il papà, mai nominato, cosa ne pensa, ammesso che esista e abbia voce in capitolo? E, se dovesse malauguratamente trattarsi di papà separato, dovrà pagare lui la sanzione comminata all'improvvida ex moglie?
Non so. A me questa vicenda ha prepotentemente riportato alla mente un episodio di quando anch'io avevo suppergiù la stessa età dei ragazzini turbati. Era estate, un agosto di trenta e passa anni fa e sulla spiaggia di Santa Liberata faceva molto caldo. Per qualche giorno vi stazionò una ragazza dalla pelle color dell'ambra e con due tette da infarto, una quarta abbondante che sfidava orgogliosamente le leggi di gravità e che lei esponeva al sole con l'unica "protezione" di un generoso strato di Coppertone.
Non abbiamo mai saputo il nome o la provenienza di quella ragazza che arrivava, si esponeva sulla battigia e se ne andava, facendosi i trionfali affari suoi e inducendo tutti i maschi del circondario - giovani e non, nessuno escluso - a elencare le pratiche cui si sarebbero dedicati con la Strapocciona (come venne soprannominata dal signor Bizzi, ché nemmeno lui ebbe il privilegio di conoscerla non dico in senso biblico ma neppure per nome) se solo ne avessero avuto l'opportunità.
Per quanto mi riguarda, a lungo l'ho considerata il manifesto stesso della sensualità.
Turbato? Macché.
Direi piuttosto che la ragazza forniva a tutti i giovani maschi della spiaggia con gli ormoni a palla (il termine non è scelto casualmente) materiale onirico per qualcosa in cui il -turbarsi c'entrava solo come parte del verbo.
Forse era la stessa pratica cui alludeva la mamma laziale parlando di come i suoi ragazzi si fossero -turbati, ma a questo punto la cronaca entrerebbe nel mare magnum delle supposizioni, per cui mi fermerei
Forse era la stessa pratica cui alludeva la mamma laziale parlando di come i suoi ragazzi si fossero -turbati, ma a questo punto la cronaca entrerebbe nel mare magnum delle supposizioni, per cui mi fermerei
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