domenica 6 febbraio 2011

Ah, dov'è il perfido!

Questa è la storia di un accentratore pazzesco, un libertino audace che vive solo per soddisfare le sue brame, soprattutto in fatto di donne. Le preferisce giovani, acerbe, da spiumare, ma non disdegna quelle più vecchie per il solo "piacere di porle in lista".
Uno che non disdegna di far fuori quelli che si frappongono fra lui e il conseguimento del suo obbiettivo, e che disdegna la Legge, sia essa umana o Divina poco conta: conta solo lui.
Intorno a lui, una sfilza di persone di nessun talento né spessore, che vivono solo in sua funzione, per lui o contro di lui poco conta: cesseranno di esistere nel momento in cui lui non ci sarà più.
E lui, che continua la sua carriera di libertino, che si beve la vita conscio dell'approssimarsi della fine di essa, riesce ad assumere una dimensione torva e quasi eroica di fronte alla pochezza, alla nullità di coloro che lo circondano, sino al momento in cui il terribile Giudice - il Commendatore - lo trascinerà all'inferno.
Vi sembra qualcosa di già sentito?
Sfido, io: è la trama del Don Giovanni, di Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadè Mozart.
E poi c'è chi dice che le opere liriche non sono attuali

Massimo D'Alema con i baffetti curati con gli occhiali scuri con il sorrisetto tutto tirato da un lato pronuncia la fatidica sentenza: "Berlusconi se ne deve andare" ma, non diversamente da un qualsiasi Leporello, non sa che altro proporre. 
Anche lui andrà in osteria a cercarsi un padrone migliore; non credo saprebbe fare altro

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