Oggi sono stato con la famiglia al cinema, il nostro solito Multiplex Arcadia di Melzo; in programma c'era l'ultima fatica di Clint Eastwood, "Hereafter", una riflessione sul concetto di Aldilà.
Non è un film facile; in effetti Eastwood non è mai banale ma qui, complici probabilmente anche i suoi 80 anni, diventa talvolta mistico e contemplativo. Dopo una serie di film che sono state altrettante dolorose meditazioni sulla solitudine dell'essere umano di fronte alla morte (soprattutto "Million dollar baby" e "Gran Torino", i suoi due capolavori), siamo arrivati al passo oltre: la sbirciata oltre cortina, forse il desiderio di un mondo di cui non si possono apprezzare i confini ma che ci si augura sereno, calmo, appagante e pieno d'amore.
Suona molto semplicistico o molto americano? Forse sì, ma Eastwood - probabilmente il regista più importante dei nostri tempi - riesce sempre ad avvincere l'attenzione dello spettatore per cui si esce con la sensazione di aver visto un gran bello spettacolo; d'accordo, non come "Che bella giornata" di Checco Zalone (che ha intasato i botteghini dell'Arcadia, ma io me l'ero già visto il 5 a Savona per cui li ho fregati tutti), ma pur sempre un gran bel film.
E, a parte gli scherzi, mi piacerebbe vedere il regista californiano alle prese con la traduzione filmica di qualcuno dei romanzi più contorti e difficili di Stephen King, per esempio "Mucchio d'ossa" di cui potrebbe essere l'unico interprete possibile
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