domenica 14 agosto 2011

Il vento caldo dell'estate

Giorno di bucato, oggi, a Celle Ligure.
Ammiro i boxer del mio pigiama stesi ad asciugare e rimango colpito da un pensiero che mi affretto a partecipare alla consorte.
Strano destino, quello delle mutande: sono l'indumento più nascosto fra quelli con cui ci copriamo; eppure sono sempre bersagliate da due tipi di vento: quello esterno, come quando vengono stese; quello interno, durante i momenti di maggior relax.
L'uno - il primo - asciuga; l'altro può inumidire.
L'uno è profumato, ma può far ammalare (poni caso che te lo prendi addosso quando sei un po' indisposto); l'altro è sempre segno di benessere, e non occorre citare il vecchio adagio popolare che tutti conosciamo bene.
L'uno ha ispirato poeti e musicisti; l'altro ispira solo frasi non particolarmente eleganti da parte delle consorti che vi vengano inavvertitamente a contatto ("Ma che cazzo avevi stanotte? Hai russato e scoreggiato come un maiale!").
Il primo, in definitiva, emenda i supposti danni del secondo. Ma entrambi - e questo è singolare, e mi colpisce - gonfiano l'indumento più nascosto che abbiamo.

Non so a voi, ma a me sembra un'osservazione di tutto rispetto da fare nel disimpegno di una vacanza.
Ma allora, mi (e vi) chiedo, che bisogno c'era di guardarmi disgustata e mandarmi a cagare?

2 commenti:

  1. Che poesia....una sorta di Trilussa del terzo millennio!!

    ciao e buon ferragosto
    maspeterlino

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  2. Grazie Max! Buon ferragosto anche a te e alla tua famiglia!

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