martedì 15 marzo 2011

Odio i tedeschi


Tanta stanchezza non ancora riassorbita.

La necessità di scrivere articoli per il nuovo sito sul peritoneo, il nuovo grande amore lavorativo.
E volendo dirla tutta, ci sarebbe da scrivere anche qualche articolo sull'opera. 
C'è anche un po' di mal di gola, che m'impedisce di cantare come vorrei.
Insomma, è tutto un insieme di cose che fa sì che io mi fermi qui.

Ma tutto passa in secondo piano, perché stasera l'Inter esce dalla Coppa dei Campioni.
Nove mesi sono passati da quella maledetta sera in cui gli indegni e ignobili delatori, i figli di Dentiera Nera e dell'omino di Setubal, quelli dello scudetto di cartone, quelli che - come schifosi parassiti - si sono costruiti la squadra con i giocatori che gli altri sono stati costretti a cedere; nove mesi, dicevo, dacché le chiaviche si sono costruiti la loro sera di gloria a spese della squadra che invece, stasera, li ha rimandati dove di solito finivano gli altri anni a questo punto: a casa.
E sì, lo so, ci sarebbero tante cose più importanti di cui parlare, e sappiamo bene quali, ma questa sera mettiamo delicatamente e per un momento da parte la tristezza.
Questa è la sera della rinuncia al dovere privato e sociale.
Questa è la sera della gioia pazza e infinita.
E' la sera in cui facciadimerda Leonardo smette di spandere bava e di commettere atti impuri pensando e continuando a ripetere che grande allenatore sia stato lo stronzo che l'ha preceduto.
E' la sera in cui Dentiera Nera la smette di pensare alla remuntada, usando quello slang portoghese-ispano-carioca che - a suo dire - dovrebbe contrassegnare la vera milanesità; quella - per intenderci - per cui la cognata gli ha consegnato l'Ambrogino d'oro, dopo che lui l'ha sfinita per anni con richieste ossessive; d'altra parte va capito, nessun altro mai gliel'avrebbe dato, era l'ultimo momento.
E' la sera in cui il miserabile tifoso interista torna sulla terra e lascia l'empireo che ha sfiorato, in una notte pazza e irripetibile, per effetto di una disonestà partita quattro anni prima, nell'estate del 2006, e costruita a tavolino con giudici e arbitri compiacenti.
Giustizia è fatta: a casa, ragazzi!

Ma improvvisamente, nel bel mezzo di questa sublime e meritata beatitudine, cosa succede?
Cosa cazzo combina quell'idiota di Pandev? Perché l'ha buttata dentro? Perché mi ha rovinato la serata? Cosa ho fatto di male per meritarmelo? 
Chi si fida più di questi cessi di tedeschi? Possibile che non sappiano portare a casa nemmeno una partita già stravinta?
Povero me! E chi lo sente più quel rompicoglioni pelato che scrive libri di calcio?
Perché ho parlato così presto?
Oh, fanculo: devo pur gioire di qualche cosa, no? Domani l'Inter concluderà la remuntada e il pelato farà festa sul mio cadavere.
Cosa dovevo fare? Bisogna pur cogliere l'eternità dell'attimo fuggente.

Odio i tedeschi: mi rovinano i sogni

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